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13/09/2025 ore 20.07
Società

Soriano, presentato il romanzo Kumpa-We: essere albini in Africa tra superstizione, dolore e riscatto

Il volume di Salvatore Lo Piano al centro di un appuntamento che ha intrecciato letteratura, psicologia e impegno sociale intorno al tema dell’albinismo e delle credenze che ancora oggi alimentano discriminazione e violenza

di Vincenzo Primerano

Tra superstizione e orrore, tra genetica e credenza, tra pregiudizio e normalità. Tante sono le tematiche che si intrecciano nel libro Kumpa-We, storia che richiama ad alta voce attenzioni sociali e radici di credenze oramai radicate e che vengono sradicate nei versi di tale elaborato.

Gli ospiti

Venerdì scorso, nella sala consiliare del comune di Soriano Calabro, si è svolta la presentazione del libro Kumpa-We - I figli della Luna. Un evento voluto e organizzato anche dalla Federiciana Università Popolare e che ha visto diverse figure di spicco presenti, dalla politica locale ai volti letterari.
Come sempre, i saluti istituzionali sono stati presentati dal sindaco Antonino De Nardo che ha lasciato poi parola a Salvatore Maria Mattia Giraldi, rettore della Federciana Università Popolare e vice-direttore del Corriere Nazionale di Roma. A dialogare con l'autore, Salvatore Lo Piano, sono stati Alberico Guarnieri (critico letterario e docente della Federiciana Università Popolare) e Vanessa Santoro (psicologa e sessuologa clinica). A moderare l'evento è stata la consigliera comunale Luciana Varì, con delega alla cultura. Per rendere ancora più tangibile il libro, preziose sono state le letture di alcuni passi da parte di Maria Rosaria Giofrè e Norma Sabatino.

Preziosa inoltre la collaborazione del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e di Africa Express, Albinit e Africa Bianca.

De Nardo e Varì, sinergia di pensiero

Ad aprire la presentazione sono state le parole del sindaco Antonino De Nardo e quelle della consigliera, con delega alla cultura, Luciana Varì che come detto ha moderato l'evento.
Ecco innanzitutto le parole di Luciana Varì: «Parto dal versetto di Giovanni in cui afferma che la luce splende sempre nelle tenebre. Purtroppo ancora oggi l'uomo si ripete e spesso preferisce la malvagità alla bontà e a praticare il male invece del bene. Questa sera siamo qui per parlare di quella umanità malvagia che viene però riscattata dal protagonista di questa bella storia. Kumpa-We subisce la malvagità da parte di chi aveva vicino, ma c'è anche un riscatto sociale che rinvigorisce la speranza di tutti. Sono onorata di essere a questo tavolo, cogliendo la proposta del professore Guarnieri con tanto entusiasmo. Questo inoltre è un modo per continuare a fare cultura perché quando si racconta la bellezza nel dolore, allora è proprio lì che abbiamo fatto passi avanti, anche nel civile».
Un tema tanto delicato quanto imponente a livello sociale: «Perché parlare dei bambini africani a Soriano? - continua Varì - Abbiamo tanti ultimi anche noi, certo, ma se non empatizziamo con chi è lontano da noi, non potremo mai empatizzare con chi è vicino a noi, perché potremmo essere tutti a soffrire. Dunque più conosciamo l'altro e più possiamo essere dalla parte dell'altro».
In linea anche le parole del primo cittadino De Nardo: «È nato tutto per caso, ovvero da una chiamata da parte del professor Guarnieri che mi ha esposto la sua volontà di organizzare a Soriano un evento culturale di elevata importanza. Ovviamente da noi c'è stata subito piena disponibilità, e mi ha fatto piacere anche il motivo della sua scelta di Soriano».
E ancora: «Il professor Guarnieri, infatti, ha affermato con piacere di aver seguito via social molti eventi culturali che si svolgono all'interno del nostro territorio, constatando come la nostra comunità sia viva e dove la cultura è preminente. C'erano tutti i presupposti dunque per poter realizzare tale evento e, nel giro di qualche mese, siamo riusciti a organizzare il tutto. La nostra comunità ha dei valori fondamentali che sono quelli della solidarietà e dell'accoglienza, dare cioè voce agli ultimi che non hanno la possibilità di farsi sentire».

L'introspezione del testo

Un momento di elevata comprensione letterario-psicologica è stato quando ad analizzare il testo sono stati prima l'autore, Salvatore Lo Piano, e poi Alberico Guarnieri, docente Federiciana Università Popolare. Ecco innanzitutto quanto detto da Lo Piano: «L'albinismo è un pretesto. Questa idea di promuovere tale narrazione attraverso un elemento particolare di cronaca ha dato modo a me di conoscere questa realtà, e ha avvicinato anche l'attenzione di diverse istituzioni come quelle dell'informazione. Inoltre ho visto che questo potenziale che c'è a Soriano è eccezionale e, prossimamente, potremmo anche tornare insieme con l'orchestra sinfonica di Roma di Ennio Morricone».
Di elevato spessore l'intervento del già menzionato Guarnieri: «La mia volontà era quella di realizzare un evento a Soriano e devo dire che non sempre i social hanno un ruolo negativo. Di solito le immagini amplificano la realtà, ma a Soriano è stato l'inverso e la realtà ha superato nettamente le aspettative viste sui social».
Ecco allora l'introspezione del romanzo: «Mettere questo romanzo equivale a fare un viaggio. L'autore rende tangibile ciò che si legge, come se si vedessero le immagini e dunque si compie un viaggio testuale. È come se fosse un libro e film messi insieme. Uno dei nuclei centrali dell'opera è l'arte, ovvero l'arte che riscatta la vita». E ancora: «Leggendo il testo, da critico, mi viene in mente Shahrazād, la principessa del romanzo Mille e una notte: l'eroina che si salva da sola. Insomma, tutto ciò supera il pregiudizio che, a mio vedere, è una bestia immonda. Questo romanzo è anche una sfida alla cosiddetta "logica", ovvero che siamo sempre abituati a contestualizzare e il contesto è figlio del pregiudizio. Ci sono inoltre tante figure femminili nel testo, ognuna con le proprie peculiarità e ognuna che interpreta la sua parte».

L’intervento di Santoro

Di alta comprensione psicologica, inoltre, l'intervento della psicologa e sessuologa Vanessa Santoro, che analizza il libro da uno specifico punto di vista: «Questo romanzo, secondo me, è senza una fine perché escono fuori diversi concetti di riflessione come la stregoneria, la credenza e i pregiudizi. Dando uno sguardo antropologico, si cerca il mondo dell'occulto in una ricerca distorta della realtà da parte di soggetti che vivono una crisi di identità. Le credenze sono distorsioni di pensiero da parte di soggetti che vogliono dare risposte che vanno oltre la normalità».
E poi: «Si crea un'etichetta di comportamenti di diverse culture nel tempo, fino a portarlo alla normalità. Le superstizioni, inoltre, sono strategie che la mente mette in atto come meccanismo di difesa per scacciare quella condizione di dubbio e regalando quel senso di sicurezza, spesso ingannatore».
Effetti e abitudini che si riflettono, in questo caso, proprio in Tanzania dove c'è un alto tasso di albini per questioni genetiche, come affrontato nel romanzo: «In Tanzania molti bambini e donne albine vengono stuprate da persone con l'AIDS perché pensano così di poter guarire. E ancora, molti bambini vengono mutilati perché si pensa che i loro arti possano essere come amuleti che portano ricchezza. Insomma, si torna sempre a comportamenti che sono tra il deviante e la normalità. Di contro, dal punto di vista psicologico c'è un forte trauma da parte delle persone che subiscono tali cose. Molte donne, per esempio, vivono in un forte isolamento e non riescono poi ad avere rapporti sessuali. Diversità e superstizioni di questi luoghi sembrano lontani ma sono davvero molto più vicini di quanto crediamo».