L’unica zampognara della Calabria (e forse d’Italia) è vibonese: «C’è chi si emoziona fino alle lacrime ascoltandoci»
VIDEO | Lucia Quattrocchi è diplomata al conservatorio Torrefranca e maestra di religione. Condivide la sua passione con Felice Napoleone che l’accompagna lungo le strade della città capoluogo e della provincia con la pipita
A Vibo Marina riecheggiano i suoni antichi della zampogna e della pipita. A guidare questa tradizione è Lucia Quattrocchi, unica zampognara donna calabrese, insieme a Felice Napoleone.
I suoni profondi e avvolgenti dell’antico strumento, intrecciati alla melodia limpida della pipita, irrompono sul lungomare Cristoforo Colombo. È una musica che non ha bisogno di presentazioni: annuncia il Natale, riporta gli adulti indietro nel tempo e regala ai bambini un ricordo nuovo, destinato a durare. Sono i suoni della tradizione, quelli che nel Vibonese continuano a vivere grazie agli zampognari.
A imbracciare la cornamusa dei pastori, sua inseparabile compagna di viaggio da oltre dieci anni, è Lucia Quattrocchi, 59 anni, origini napoletane ma da quasi trent’anni residente a Vibo Marina. Insegnante di religione, diplomata al Conservatorio “Fausto Torrefranca” di Vibo, Lucia è l’unica zampognara donna in Calabria, forse in tutta Italia, a portare avanti con dedizione una tradizione antica e preziosa.
«Vivo qui da quasi 28 anni - racconta -. Sono innamoratissima della Calabria e dello strumento naturalmente... Con Felice cerchiamo di mandare avanti questo patrimonio identitario fatto di strumenti tradizionali. La zampogna e la pipita non sono solo musica: sono identità». Ogni anno, nel periodo natalizio, Lucia e il suo compagno musicale attraversano paesi e borghi del territorio, animano presepi viventi e celebrano la novena di Natale. «Un Natale senza zampogna – dice – non è Natale».
Felice annuisce. Anche lui è un musicista legato al mondo del folclore e della musica popolare. «Si sta riscoprendo il vero Natale – spiega – ascoltando queste nenie suonate con strumenti tradizionali». Da dieci anni suoniamo in varie zone della provincia: «La gente ci aspetta affacciata alle finestre per ascoltare».
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Il fascino di questa musica sta nella sua essenza più profonda. «Sono strumenti con armonici primitivi, naturali – spiega Lucia –. Hanno già dentro tutti i suoni: noi li respiriamo e li mandiamo fuori. C’è la natura, ci sono gli animali, c’è il creato che partecipa». La pipita guida la melodia, la zampogna accompagna, dando vita a nenie che affondano le radici nella cultura pastorale, in un mondo che non spreca nulla e vive in equilibrio con l’ambiente.
La passione di Lucia nasce da un ricordo d’infanzia, quando da bambina vedeva arrivare gli zampognari a casa dei suoi genitori. «Dodici anni fa – racconta – quel suono è tornato dentro di me. Ho capito che gli zampognari sono un vecchio ricordo per gli anziani e nuovo per i bambini. E ho deciso che non l’avrei lasciata più».
Una tradizione che, secondo Felice, non è destinata a scomparire. «Nel Vibonese e soprattutto nelle Preserre c’è tanta storia di zampognari». Ma è anche una tradizione fatta di sacrifici: suonare al freddo, all’alba o di sera, con strumenti a fiato delicati che richiedono attenzione e resistenza. «Lo facciamo per passione - dice -. Durante le feste, mentre molti si riposano, noi siamo in giro ad allietare la nascita di Gesù Bambino».
Da cinque anni Lucia e Felice formano una coppia musicale affiatata. Tra i momenti più intensi, quelli vissuti nelle case di riposo, con i bambini e le persone ammalate. «Quando vediamo la gente emozionarsi fino alle lacrime – racconta Lucia – suonare diventa difficile, ma è ciò che ripaga di tutto». Anche quest’anno, come da tradizione, la mattina del 24 dicembre saranno all’ospedale di Vibo Valentia, per portare un po’ di armonia a chi passerà il Natale lontano da casa.
Guardando al futuro, Lucia non nasconde la speranza: oggi frequenta l’Università della Zampogna a Nocera Terinese, dove giovani e adulti studiano questi strumenti antichi. «Questo è patrimonio, storia, identità – conclude – e spero che possa emergere sempre di più». Un respiro antico che, nel Vibonese, continua a raccontare il Natale.