Sezioni
28/12/2025 ore 12.35
Società

«Ho visto mezzo mondo, ma davvero»: il traguardo di un ragazzo di Pizzo che già ha visitato il 50% dei Paesi

Un percorso che racconta come determinazione, organizzazione e amore per la scoperta possano trasformare un sogno in realtà

di Lorenzo Muratore

Visitare il mondo, viaggiare, è il sogno che molti, se non addirittura tutti, hanno. La voglia di conoscere nuovi luoghi, nuove culture, nuovi modi di vivere, nuove cucine. Tutto questo è diventato realtà per un ragazzo di Pizzo, Enrico, conosciuto da tutti come Henry Sprouse, che lavora in un bar della piazza napitina e coltiva passioni come il cinema e, soprattutto, quella dei viaggi.

Proprio quest’ultima passione lo ha portato, quest’anno, a raggiungere un traguardo significativo: poche settimane fa, a seguito della sua ultima avventura, ha ufficialmente visitato il 50 % del mondo, non in termini di Stati, ma di territori. Henry rientra in quella che viene comunemente definita sindrome di Wanderlust, un impulso costante all’esplorazione che lui stesso lega anche alla propria condizione lavorativa: «Ho la fortuna di svolgere un lavoro che mi permette di viaggiare; un lavoro che non me lo consentirebbe non lo farei».

In giro per il mondo, ma sempre con il cuore nel suo paese. «Soprattutto nell’ultimo viaggio mi sono reso conto che, insieme alle cose materiali e pratiche, portavo ‘’virtualmente’’ con me anche tutte le persone che hanno lasciato un segno nella mia vita e che considero tra le più importanti», racconta.

La scoperta della percentuale di mondo visitata è avvenuta in maniera del tutto casuale. «Me ne sono accorto durante un viaggio tra Belgio, Olanda e Lussemburgo, grazie a un’app collegata al passaporto che registra le località visitate. Un giorno ho visto comparire il dato del 33% del mondo esplorato, un aspetto a cui non avevo mai fatto caso, nonostante avessi già viaggiato molto», spiega. Da quel momento la frequenza degli spostamenti è aumentata: «Se prima facevo un viaggio ogni due anni o comunque a intervalli regolari, da poco prima del Covid ad oggi ho iniziato a viaggiare con molta più continuità».

Udicon Calabria, pendolari in difficoltà: «Servono interventi urgenti sulla linea Paola–Reggio Calabria»

Nel corso dei suoi viaggi non sono mancati riferimenti alla Calabria e all’Italia. «Ho trovato Calabria e Italia in Paesi come Argentina, Australia e Brasile, con una presenza davvero significativa. C’era anche chi conosceva il Tartufo gelato di Pizzo», racconta. Un episodio in particolare gli è rimasto impresso: «Nel 2012, sull’isola di Tonga, (Stato insulare dell’Oceania situato tra le Hawaii e la Nuova Zelanda, ndr), ho incontrato una signora italiana, ed è stato sorprendente in un luogo così piccolo e lontano».

Dietro ogni viaggio c’è anche una solida organizzazione. Henry non si affida alla ricerca dell’offerta dell’ultimo momento, ma a una pianificazione strutturata: «Sono legato a un’agenzia e c’è una ragazza che organizza i miei viaggi in base ai Paesi che mi restano da visitare. Ogni volta che parto le invio le foto dei luoghi che raggiungo e, chissà, prima o poi dovremo anche conoscerci di persona».

Una storia, quella di Henry, fatta di viaggi, passione e leggerezza. Una valigia, un passaporto ed un perenne volo che dalla Calabria si apre al mondo.