Tropea, dimissioni dell’urologo Ventrice ultima picconata alla sanità vibonese. La Cisl: «Asp in crisi, sistema allo stremo»
Il sindacato si aggiunge al coro d’allarme per i reparti ridotti al minimo e i cittadini costretti a rivolgersi altrove per ricevere cure essenziali: «Serve un’immediata assunzione di responsabilità»
Le recenti dimissioni del dottore Alberto Ventrice, in forze nel reparto di Urologia del presidio ospedaliero di Tropea, riaccendono i riflettori sulla profonda crisi del sistema sanitario locale. A denunciarlo, attraverso una nota congiunta, sono i segretari generali della Cisl Magna Grecia, Daniele Gualtieri, Antonino D’Aloi e Luciana Carolei. «La nuova rinuncia di un professionista dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo – scrivono i sindacalisti – non è un episodio isolato, ma l’ennesimo segnale di un sistema ormai allo stremo, in cui reparti fondamentali vengono sorretti da personale ridotto all’osso, sale operatorie restano chiuse per mancanza di specialisti e i cittadini, da anni, sono costretti a cercare altrove quel diritto alla cura che dovrebbe essere garantito in ogni territorio».
Per il segretario generale della Cisl Magna Grecia, Gualtieri; il segretario generale della Cisl funzione pubblica Magna Grecia, D’Aloi ed il segretario generale della Cisl medici Magna Grecia, Carolei, «la situazione dell’area urologica dell’ospedale di Tropea, retta da soli due medici per un’intera provincia, con attività limitata e servizi impossibili da erogare per l’assenza di figure essenziali, rappresenta in modo plastico il fallimento di un modello di governance che non può più essere affrontato con strumenti ordinari. Serve un’assunzione di responsabilità immediata e concreta da parte della politica e della Commissione che guida l’Asp».
«Se da un lato è necessario portare avanti l’azione di risanamento aziendale –proseguono nella nota congiunta –, dall’altro occorre uno sforzo straordinario, capace di recuperare decenni di ritardi, di programmare il reclutamento, di rafforzare i servizi, di rendere attrattivi i reparti e di garantire condizioni di lavoro dignitose ai professionisti. Ogni medico che va via, ogni reparto che chiude o che non è in condizioni di operare al meglio, è un pezzo di sanità pubblica che si perde. Non possiamo consentire che il territorio vibonese continui a essere terreno di arretramento continuo. Chiediamo quindi un cambio di passo urgente: programmazione, buona organizzazione, assunzioni, utilizzo degli strumenti straordinari consentiti dalla normativa, attenzione reale alle condizioni degli operatori, alla loro dignità e ai loro diritti, e soprattutto – hanno poi concluso – un confronto stabile con il sindacato, che è pronto a fare la propria parte per sostenere il sistema sanitario nella garanzia di un diritto fondamentale dei cittadini quale quello alla salute».
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