Sanità vibonese, comitati civici davanti allo Jazzolino: «Ora denunciamo tutti». E vanno dai carabinieri
VIDEO | Protesta questa mattina davanti all’ospedale di Vibo Valentia. Annunciata una querela formale per «interruzione di pubblico servizio» riferita alle prestazioni sanitarie in psichiatria, urologia, proctologia e assistenza oncologica
Una protesta determinata e carica di rabbia quella che si è svolta questa mattina davanti all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia. A partire dalle ore 11 numerosi cittadini, insieme a comitati e associazioni del territorio, si sono ritrovati in sit-in per rivendicare il diritto alla salute e denunciare le gravi carenze della sanità vibonese.
Al centro della mobilitazione l’annuncio di una formale querela per quella che i promotori definiscono senza mezzi termini “interruzione di pubblico servizio”. A spiegarne le ragioni è stata Francesca Guzzo, fondatrice dell’associazione Città Attiva: «Abbiamo deciso di procedere legalmente nei confronti di tre disservizi fondamentali: la chiusura del reparto di psichiatria, l’interruzione degli interventi di urologia e proctologia e le gravi criticità del servizio dedicato ai malati oncologici. I cittadini hanno il sacrosanto diritto di poter programmare cure e interventi adeguati».
Al termine del sit-in, come annunciato, una delegazione si è recata dai carabinieri per sporgere querela. «Avremmo voluto evitarlo – ha aggiunto Guzzo – ma dopo anni di battaglie inascoltate non possiamo fare altro. Oggi però siamo soddisfatti della risposta: tante associazioni e tantissime persone hanno raccolto il nostro grido».
Duro anche l’intervento di Rocco Larizza, presidente del comitato a difesa dell’ospedale di Serra San Bruno: «Siamo stanchi di essere presi in giro. Anche l’ultimo tavolo regionale è stato deludente. Qui si parla di esubero di personale, ma nei reparti mancano medici, attrezzature e servizi. Questo paradosso non è più accettabile».
Dal sit-in è emerso anche il forte disagio dei territori periferici rispetto alla città capoluogo. Domenico Cortese, del comitato Costa degli Dei di Tropea, ha sottolineato come l’ospedale tropeano rischi di essere ridotto a un semplice punto di primo intervento, nonostante l’enorme afflusso turistico estivo: «I fondi ex-Covid assegnati al Vibonese sono insufficienti e non prevedono nuove assunzioni. Se nulla cambierà, continueremo con altre mobilitazioni».
L’allusione è al nuovo Decreto del commissario ad acta, il Dca 350 del 2025, che ha assegnato 7 milioni di euro su un plafond complessivo di 40 diviso tra le diverse province calabresi. Fondi, però, destinati principalmente ad abbattere le liste d’attesa. Un intervento che giorno dopo giorno sta raccogliendo sempre più critiche, nonostante la soddisfazione espressa dal comitato ristretto della Conferenza dei sindaci.
Tra i cittadini presenti anche testimonianze dirette di sofferenza. Sergio Rapisarda, vibonese, ha raccontato di essere rimasto otto ore in pronto soccorso dopo una recente crisi coronarica. Anna Murmura ha ribadito la necessità di difendere la sanità pubblica: «Quando tutto sarà privato, anche tu sarai privato di tutto».
Particolarmente forte l’allarme lanciato dal dottor Ferruccio Codeluppi, medico psichiatra in pensione, che ha ricordato come il reparto di psichiatria di Serra sia chiuso dal 2003: «I pazienti psichiatrici acuti sono costretti al “turismo sanitario” verso altre regioni. I centri di salute mentale, come quello di Serra San Bruno, sono stati smantellati. La sofferenza di queste persone è enorme».
La denuncia annunciata oggi, come spiegato da Daniela Primerano del comitato Città Attiva, si concentrerà in particolare sulla sospensione degli interventi di urologia e proctologia a Tropea: «È una situazione gravissima che costringe i cittadini a rivolgersi fuori dall’Asp di Vibo, con un danno sia sociale che economico. Chiediamo risposte serie, non prese in giro».
Sanità vibonese ancora in crisi, Piperno (118): «Rischiamo le manette per colpe non nostre. A Tropea ridotti i posti letto»