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08/10/2025 ore 15.43
Sanità

Sanità, per Gimbe in Calabria va meglio ma non ancora bene: dei 20 ospedali di comunità previsti nessuno è attivo

Secondo i dati dell’ultimo rapporto si è ridotto il gap con il resto del Paese in termini di medici e servizi ma nel 2024 quasi 200mila calabresi hanno rinunciato alle cure

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Secondo gli ultimi dati del Rapporto Gimbe, nel 2023 la Calabria ha beneficiato di un riparto pro-capite del Fondo sanitario nazionale pari a 2.091 euro, con un incremento di 83 euro rispetto all’anno precedente, superiore alla media nazionale di 71 euro. Nel 2024 la cifra è salita a 2.182 euro per abitante, lievemente sopra la media italiana (2.181). Numeri che testimoniano un miglioramento nelle risorse disponibili, ma che non si traducono ancora in un pieno recupero dei livelli di servizio.

Sempre nel 2024, il 10% dei cittadini calabresi - oltre 180mila persone - ha dichiarato di aver rinunciato a una o più prestazioni sanitarie, dato leggermente peggiore della media nazionale (9,9%) e in crescita di 2,7 punti rispetto al 2023. L’aspettativa di vita alla nascita si attesta invece a 82,3 anni, contro gli 83,4 della media italiana, segno di un divario ancora presente ma in lieve riduzione.

Il Rapporto segnala anche un personale sanitario inferiore alla media nazionale: nel 2023 si contavano 10,2 unità ogni 1.000 abitanti (media Italia 11,9), con 1,84 medici e 4 infermieri dipendenti ogni 1.000 abitanti. Il rapporto medici-infermieri, pari a 2,18, resta lontano dal dato medio di 2,54. Una carenza strutturale che incide sulla qualità e la tempestività delle cure, e che rende ancora più urgente il completamento delle nuove infrastrutture.

Proprio in questo quadro si colloca il nuovo ospedale di Vibo Valentia, il cui cantiere rappresenta uno degli interventi sanitari più rilevanti in corso nella regione. L’opera, finanziata in parte con risorse statali e in parte con fondi regionali, dovrebbe essere terminata entro il 2027. Concepito come un polo moderno e tecnologicamente avanzato, il nuovo ospedale dovrà ospitare reparti potenziati, nuove aree di emergenza, laboratori diagnostici e servizi integrati con la rete territoriale, in linea con la riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale prevista dal Pnrr.

Tuttavia, i progressi sul fronte delle strutture territoriali restano limitati. Secondo i dati Agenas aggiornati al 30 giugno 2025, delle 63 Case della Comunità programmate, solo 2 hanno attivato almeno un servizio e altre 2 hanno completato l’attivazione dei servizi obbligatori, ma senza la presenza stabile di medici e infermieri. Le Centrali operative territoriali, invece, risultano pienamente funzionanti e certificate, mentre nessuno dei 20 Ospedali di Comunità previsti è ancora attivo.