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23/12/2025 ore 14.45
Sanità

Sanità, durissimo affondo di Ali di Vibonesità contro Occhiuto: «Il nuovo Dca è l’ennesima presa in giro»

L’associazione stila una nota dai toni infuocati bocciando senza appello l’erogazione di circa 7 milioni di euro su un plafond complessivo di 40: «Non è il “decreto Vibo” che attendevamo, è solo un contentino. Come fanno i sindaci a dirsi soddisfatti?»

di Redazione

«Roberto Occhiuto non si smentisce. Ed è sempre più distante da Vibo Valentia». È durissimo il giudizio dell’associazione “Ali di Vibonesità” sull’ultimo Dca firmato dal commissario ad acta e presidente della Regione, che assegna 7 milioni alla sanità vibonese, su 40 erogati complessivamente per tutte le province. Un intervento atteso, ma che, secondo l’associazione fortemente impegnata sul fronte sanitario, rappresenta soltanto «l’ennesima beffa della Cittadella», che in questo modo «prende le distanze anche dalle istanze della Conferenza dei sindaci».

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«Chi si attendeva di trovare ai piedi dell’albero di Natale il regalino di fine anno capace di recuperare un po’ di fiducia nei confronti della criticità del sistema sanitario vibonese ha dovuto, purtroppo, ricredersi ed anche in fretta – continua una nota di Ali di Vibonesità –. Anziché privilegiare, una volta tanto e con giusta motivazione, la condizione disastrosa dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia, la più penalizzata della Calabria, Occhiuto si è prodotto in un altro “documento Calabria”, ricorrendo, astutamente, alla non riuscita cultura del contentino. Gettando nella delusione gli speranzosi cittadini vibonesi, forse fiduciosi dell’esito dell’incoraggiante iniziativa del 3 dicembre scorso, ideata con successo da parte del prefetto Anna Aurora Colosimo». Il riferimento è al recente vertice in prefettura con tutti gli attori istituzionali e con il subcommissario Ernesto Esposito.

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«Pur essendo stato riconfermato alla guida della Regione Calabria, e nel rispetto di chi lo ha votato – continua la nota – non ha alcun diritto di calpestare il diritto dei cittadini di un territorio che ancor oggi vive di rendita sui mai contaminati effetti del suo ricco e prestigioso patrimonio storico e culturale. Per cui non gli è consentito affidare ad altri suoi collaboratori, non all’altezza del compito, ruoli e funzioni che non rispondono alla reale esigenza dei cittadini, snobbando l’intenso impegno nato dalle iniziative di associazioni e cittadini. In primis, in piena condivisione con gli orientamenti e precise proposte, con l’autorevole Forum del Terzo Settore, guidato caparbiamente e intelligentemente dal portavoce provinciale Pino Conocchiella, che non ha mollato per un solo istante la inderogabile necessità di aiutare la sanità pubblica vibonese ad uscire fuori dal tunnel di una devastante crisi e forse anche per responsabilità da ascrivere alla scarsa ed incisiva opera della politica».

E ancora: «Per “Ali di Vibonesità”, Roberto Occhiuto deve capire fino in fondo che, oggi più di ieri, Vibo Valentia e dintorni si sentono traditi nei loro diritti. Deve smetterla di lasciare fuori dai suoi pensieri la “grave condizione della sanità vibonese”, servendosi dell’assurda delega al subcommissario Esposito. Dimostri che Vibo e la sua popolazione hanno pari diritto come la sua Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria e Crotone. Si convinca che Vibo Valentia fa ancora parte di quella straordinaria fetta di Calabria che onora origini e storia».

Poi, anche una stoccata alla Conferenza dei Sindaci, che invece ha espresso soddisfazione per il nuovo Dca: «Spiace che si sia accontentata dell’ennesimo comportamento assurdo di chi continua a disattendere urgenze e necessità di una emergenza che sta mettendo in condizioni, tra l’altro, gli ospedali di Tropea e Serra San Bruno di chiudere battenti e l’abbandonata Nicotera di continuare nell’assillo che i cittadini in difficoltà debbano morire per strada mentre si apprestano ad essere trasferiti per intervenute emergenze di salute in Ospedale a Vibo o altrove».

«Sarebbe anche una idea da non trascurare - conclude l’associazione -se la Conferenza dei Sindaci decidesse, una volta per tutte, di prendere atto realmente, e senza abbandonarsi ad “atteggiamenti di appartenenza”, che questa cultura del contentino non funziona».