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09/12/2025 ore 15.11
Sanità

I migliori ospedali in Italia secondo Agenas: l’elenco di quelli al top per chirurgia oncologica

Presentato il Piano nazionale esiti che disegna la mappa delle strutture sanitarie in base alla qualità dei servizi erogati

di Redazione

Sono 15 le strutture ospedaliere in Italia che, valutate su almeno 6 aree cliniche su un totale di 8 prese in considerazione, hanno raggiunto nel 2024 un livello 'alto' o 'molto alto'. Tra queste, nessuna è in Calabria.
Due di queste sono le strutture che registrano la massima valutazione considerando tutte e 8 le aree indicate: l'Ospedale di Sivigliano in Piemonte e l'Ospedale di Mestre in Veneto.
È quanto emerge dal Piano nazionale esiti 2025 presentato da Agenas.

Si concentrano soprattutto in Lombardia (con 5 strutture di livello alto/molto alto valutate su 6 o 7 aree), Veneto (3 strutture con 6, 7 o 8 aree promosse) ed Emilia Romagna (2 strutture con 6 e 7 aree di livello alto o molto alto).
Le 8 aree cliniche considerate per la valutazione sono: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, gravidanza e parto, osteomuscolare, nefrologia. Nell'elenco compaiono anche Umbria, Toscana, Marche e Campania (una struttura per ciascuna regione).

Top 15 in Italia

Queste le 15 strutture con livello alto/molto alto in tutte le aree valutate:

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I migliori ospedali per la cura dei tumori

Cinquantuno ospedali, valutati mediante 7 indicatori, hanno raggiunto un livello molto alto per la chirurgia oncologica. Ecco le 38 strutture valutate almeno su 4 indicatori:

In Italia rimandati quasi 2 ospedali su 10, in Campania sono 51

Quasi due ospedali su 10, tra pubblici e privati, sono rimandati sulla base della valutazione di criteri standard di qualità dell'assistenza. La maggioranza al Sud. Emerge dal Programma nazionale esiti 2025 di Agenas. Sono infatti state individuate 197 strutture - su 1.117 strutture di ricovero valutate - da sottoporre ad un processo di revisione della qualità tramite audit. Lo scorso anno erano 239: 68 di tali strutture hanno superato la criticità, mentre 26 nuove strutture sono state identificate quest'anno. Le rimandate sono soprattutto in Campania (51) e Sicilia (43). Zero in Valle d'Aosta, nella provincia di Trento e in Umbria.

Gli ospedali rimandati ad un percorso di Audit con Agenas e ministero per la revisione degli standard di qualità sono: 51 in Campania, 43 in Sicilia, 19 nel Lazio, 19 in Puglia, 14 in Lombardia, 11 in Calabria, 10 in Sardegna, 7 in Piemonte, 5 in Abruzzo, 5 in Basilicata, 3 in Liguria, 2 in Veneto, 2 nelle Marche, 2 in Toscana, 1 in Molise, 1 in Friuli Venezia Giulia, 1 P.A. Bolzano, 1 in Emilia Romagna, 0 in Val d'Aosta, 0 P.A. Trento, 0 in Umbria, per un totale di 197 strutture.
In particolare, segnala Agenas, “le strutture che mostrano livelli bassi o molto bassi di aderenza agli standard di qualità sono risultate 14: si tratta di piccole realtà ospedaliere valutate su poche aree cliniche, mentre nessuna tra le strutture plurispecialistiche più grandi mostra situazioni di gravi criticità”.

«Specularmente - sottolinea Agenas - le strutture che ottengono livelli di valutazione alti/molto alti su tutte le aree valutate sono di poco superiori al 10% di quelle complessivamente analizzate», e sono pari a 189 strutture su 117 valutate.
«In linea generale quindi - afferma l'Agenas - pare evidenziarsi un miglioramento generalizzato nella quasi totalità delle Regioni e Provincie Autonome». In particolare, l'88% degli audit segnalati riguarda problematiche relative a livelli molto bassi di aderenza agli standard di qualità, l'11% è invece legato ad anomalie di codifica delle informazioni cliniche.

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Il maggior numero di segnalazioni per criticità riguarda l'area 'gravidanza e parto' (52,7%delle richieste di percorsi di audit, prevalentemente per motivi legati a bassi livelli di aderenza agli standard per la proporzione di parti cesarei) e l'ambito cardiocircolatorio (22,1%delle richieste totali di audit, con criticità soprattutto in relazione alla tempestività di accesso all'angioplastica). Per l'area osteomuscolare, la quasi totalità delle criticità riguarda la tempestività di intervento a seguito di frattura del collo del femore nei pazienti over 65.

Più femori in 48 ore e meno cesarei, ma il Sud stenta

La qualità dell’assistenza sanitaria in Italia migliora, ma il sistema rimane segnato da forti diseguaglianze territoriali e da un divario Nord-Sud (ad esempio, sui volumi per la chirurgia oncologica complessa di pancreas e retto, sulla tempestività di accesso a procedure salvavita e sull’appropriatezza clinica in area materno-infantile).

Migliorano, tra l'altro, gli esiti per le operazioni al femore negli over65 entro le 48 ore e diminuiscono i parti cesarei, ma con forti differenze tra Nord e Sud. E' il dato che emerge dal Programma Nazionale Esiti (Pne) 2025, basato sui dati relativi al 2024, presentato oggi dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) che fotografa la situazione in diverse aree cliniche.
Attualmente il Pne ha visto crescere a 218 il numero degli indicatori considerati, di cui 189 relativi all’assistenza ospedaliera e 29 relativi all’assistenza territoriale. Nell’edizione Pne 2025 sono state complessivamente valutate 1.117 strutture di ricovero per acuti (pubbliche e private). Il Pne, sottolinea Agenas, «si offre quale strumento strategico per la governance sanitaria ai diversi livelli».
Complessivamente, sottolinea Agenas, «emerge il quadro di un sistema sanitario in grado di migliorare quando siano fissati riferimenti normativi precisi e i dispositivi di valutazione permettano di monitorare i progressi fatti, indirizzando il cambiamento verso obiettivi condivisi e misurabili». La concentrazione dei casi complessi in centri ad alto volume è migliorata in molti ambiti, rileva l'agenzia, ma "persistono criticità".