«Al Pronto soccorso di Tropea niente internet, un solo medico in turno e ore di attesa», l'odissea di un paziente che scrive a Occhiuto
«All’ospedale di Tropea non c’è internet e tutto, veramente tutto, si è come fermato. Puoi anche cadere su uno scoglio e lacerarti il ginocchio, tanto nessuno in ospedale ti presta soccorso». Questo è quanto ha raccontato a Il Vibonese Samuel Piserà, calabrese di origine ma che da anni vive e lavora in Lombardia, a margine di quanto occorsogli ieri in spiaggia a Santa Maria di Ricadi. «Attorno alle ore 15 – ci ha fatto sapere – per via di un’onda sono caduto sugli scogli, provocandomi una ferita abbastanza profonda al ginocchio. Prontamente al lido vicino mi hanno fornito una medicazione di fortuna, giusto il necessario per tamponare un po’ il sangue copioso che fuoriusciva e riuscire, in autonomia, a raggiungere il vicino ospedale di Tropea dove essere medicato con dei punti. Appena sono arrivato ero il decimo in fila fuori fra turisti, gente del luogo ed anche una ragazza che sul posto di lavoro si era tagliata con il vetro di alcune bottiglie rotte».
«Citofono e quando mi viene aperto dal medico, dopo una sommaria registrazione con solo nome e cognome su un foglio e senza neppure prendere il codice fiscale, inizio a raccontargli di quanto mi era accaduto poco prima. Alla richiesta di essere visitato per vedere se necessitavo di punti e chiedendo poi quanto avrei dovuto attendere, date le altre persone in fila, il medico del luogo mi ha subito detto “non ti so rispondere quanto ci vuole. Certamente non posso farti entrare subito perché sono da solo e non posso fare miracoli”. Sono rimasto letteralmente shoccato. Anche io pago le tasse e mi aspetto i servizi, ma di fronte a questa situazione davvero vergognosa sono andato su tutte le furie».
Samuel Piserà, infatti, non ha perso tempo ed ha subito contattato la segreteria della presidenza della Regione per chiedere un contatto con il presidente Roberto Occhiuto e denunciare quanto accaduto. «Mi è stata fornita subito la sua e-mail», alla quale ha inoltrato il suo sfogo.
«Ogni estate torno con orgoglio nella mia terra. Scrivo questa e-mail spinto dalla rabbia, dalla delusione e da un profondo senso di vergogna provato ieri, 23 luglio, all’ospedale di Tropea dove ho vissuto un’esperienza sanitaria indegna di una regione che aspira a crescere, migliorare e trattenere o accogliere persone. Poco dopo le ore 15, mentre mi trovavo in spiaggia – ha scritto Piserà a Occhiuto -, sono stato colpito da un’onda e, urtando contro uno scoglio, ho riportato un taglio profondo al ginocchio. Dopo un primo soccorso di fortuna in spiaggia, mi è stato consigliato di recarmi urgentemente in ospedale. Così ho fatto, con senso civico e fiducia nel sistema sanitario pubblico. Arrivato al Pronto soccorso, ho trovato un solo medico che stava raccogliendo a mano i dati di una turista francese. Ho scoperto che internet non funzionava da tempo. Anche i miei dati sono stati scritti su un foglio. Nessun sistema, nessun computer attivo, nessun esame possibile, nessuna radiografia, “perché – parole del personale – il sistema era completamente in blackout”».
«Dopo oltre un’ora e mezza di attesa – prosegue Piserà nella sua missiva a Occhiuto -, ho chiesto se fosse possibile essere visitato. Mi è stato risposto che c’era solo un medico e che l’attesa poteva superare le 3 ore. Intorno a me c’erano più di 10 persone, molte di loro turisti, alcune con traumi evidenti. Un solo medico e forse un infermiere in servizio, nel mese clou della stagione turistica. Mi è stato consigliato di andare in farmacia e medicarmi da solo. Ho fatto così. Sono andato a Santa Domenica di Ricadi, dove il farmacista, con grande disponibilità, mi ha fornito prodotti per medicare la ferita (kit da 25 euro). Mi ha anche detto chiaramente che la ferita avrebbe richiesto almeno 3-4 punti di sutura e un richiamo antitetanico».
«Mi sono medicato in casa, con mia moglie e mio padre, come potevo. Ma se fosse stato un trauma più serio? E se al posto mio ci fosse stato un anziano solo, o un turista straniero? Presidente, la mia è una denuncia civile, ma anche un grido d’aiuto: Tropea è una perla turistica, ma se accogliamo i visitatori e i cittadini in queste condizioni sanitarie, chi tornerà mai? Dove sono i turni di personale? Chi ha autorizzato un solo medico in piena stagione estiva? E com’è possibile che un ospedale sia senza internet e con sistemi completamente inutilizzabili da così tanto tempo? Io sono calabrese, ma ieri mi sono vergognato. Vergognato di fronte agli sguardi dei turisti. Mi sono sentito piccolo, arrabbiato, impotente. Ed è per questo che le scrivo. Perché so che lei non è uno che lascia correre, ma uno che combatte. E io la stimo per questo. La prego, intervenga. Tropea merita di più. I cittadini meritano di più. I turisti meritano sicurezza e sanità all’altezza della bellezza che offriamo. Se dovesse insorgere un’infezione o complicazioni, sappia che riterrò personalmente responsabile il servizio sanitario in turno al Pronto soccorso di Tropea in data 23 luglio 2025».
