Zambrone, Iannello (Udc): «Il sindaco L’Andolina celebra il suo trionfo? Non si illuda, non è finita qui»
La capogruppo Udc che ieri ha tentato insieme ad altri 4 consiglieri di sfiduciare il primo cittadino e presidente della Provincia torna alla carica: «Arrogante e autoritario, resta in piedi solo grazie a giochi di potere ma non ha più la fiducia di nessuno»
«L’Andolina non ha più la fiducia politica per governare, né a Zambrone né alla Provincia di Vibo. Governa con un equilibrio precario e artificiale, mantenuto con forzature e giochi di potere».
Mariana Iannello, capogruppo Udc al Consiglio comunale di Zambrone e componente del direttivo provinciale del partito, è tra i cinque consiglieri che ieri hanno tentato di sfiduciare il sindaco L’Andolina. Piano naufragato a causa della decisone del presidente dell’Assemblea comunale, Marcello Giannini (Pd), che nonostante le pressioni del suo partito all’ultimo momento ha cambiato idea facendo così mancare il numero minimo di consiglieri (6 su 11) necessari per portare allo scioglimento dell’Amministrazione.
Iannello non fa cadere la questione e replica soprattutto alle manifestazioni di giubilo che, a suo dire, sarebbero state esternate ieri sera dal sindaco L’Andolina, che sembra abbia ostentato il suo «trionfo» politico con alcuni cittadini.
«Parlare di “trionfo” mentre tutto intorno è sfiducia, immobilismo e paralisi amministrativa è un insulto all’intelligenza dei cittadini – sottolinea la consigliera -. Nessuno è scappato con la coda fra le gambe. Personalmente ho sempre messo la faccia in ogni mia azione, affrontando ogni scelta con senso di responsabilità, correttezza e trasparenza».
E ancora: «I confronti informali avuti in questi giorni con altri rappresentanti istituzionali si sono svolti all’insegna della maturità politica e di un alto senso di responsabilità verso il territorio. Non ci siamo dimessi perché siamo consiglieri per passione, non per interesse. In un piccolo Comune come Zambrone, nessuno siede in Consiglio per ambizione personale: il gettone di presenza simbolico da 9,27 euro non copre certo l’impegno, la presenza costante sul territorio e l’ascolto continuo delle esigenze della comunità».
Crisi alla Provincia di Vibo, il presidente L’Andolina: «Dimettermi? Non ci penso proprio»Poi ripercorre la genesi della frattura con il sindaco, che in origine sosteneva facendo parte della sua maggioranza: «Io per prima ho sostenuto con convinzione l’operato del sindaco L’Andolina, sia nel percorso amministrativo comunale che in quello provinciale. L’ho fatto per coerenza, perché credo nella lealtà istituzionale e nell’impegno serio. Ma la politica non è cieca obbedienza: è anche capacità di autocritica, coraggio di affrontare la realtà, prendersi la responsabilità di correggere la rotta quando necessario».
Tentativi che, spiega, sono stati vani, perché, «come detto da lui stesso, “al Comune comando io”». «Questa frase non è solo arrogante - continua Iannello -, è la sintesi perfetta di un metodo di governo autoritario, autoreferenziale, che ha progressivamente escluso i consiglieri comunali, trasformando l’organo collegiale in un mero strumento ornamentale. Un metodo che non lascia spazio al confronto, che ignora le proposte, che annulla la collegialità. D’altronde, ha sempre agito come voleva, senza mai tenere in considerazione la volontà dei suoi consiglieri. Un vero leader sa ascoltare, riconosce i propri limiti, mette il bene comune davanti a ogni ambizione personale. Un vero amministratore non si barrica nel palazzo né manovra sotterfugi per salvaguardare la propria poltrona. Un presidente della Provincia e sindaco ha il dovere di agire per il bene collettivo, non per garantirsi una doppia carica. La nostra provincia è stata già duramente provata da anni di cattiva gestione e mala politica: ciò che serve è un radicale cambio di passo, non l’ennesimo atto di autoconservazione. Questa non è la politica che mi ha spinta a mettermi in gioco, non è questa la democrazia in cui credo, non sono questi i valori che il mio partito, l’Udc, ha sempre difeso con rigore».
Infine, una promessa: non è finita qui. «Il tentativo di dimissioni collettive – conclude - non era un capriccio, ma un gesto di responsabilità. Non si è realizzato, è vero, ma la partita non è finita. Nella scacchiera del Comune di Zambrone, non c’è ancora uno “scacco matto”. Ma oggi è evidente a tutti che chi si erge a vincitore, in realtà, ha solo guadagnato tempo. Non credibilità».