Forza Italia. Fuoco alle polveri, Grillo striglia Mangialavori
Serviva solo una scintilla a far emergere la guerra di nervi finora rimasta sotto traccia dentro Forza Italia nel Vibonese. Una goccia per far traboccare un vaso pieno di malumori, insofferenze e frizioni che ora iniziano pian piano ad emergere.
Appena ieri ne parlavamo qui: Forza Italia, è guerra aperta tra Mangialavori e il duo Arena-Salerno
A scoperchiare il calderone bollente è giunto, questa mattina, l’annuncio della riorganizzazione del partito a livello provinciale da parte del consigliere regionale Giuseppe Mangialavori che ha contestualmente provveduto ad indicare i vicecoordinatori e le prossime mosse di revisione delle nomine comunali.
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Slancio che non è piaciuto a Valerio Grillo, già coordinatore del partito, il quale non ha perso tempo per far sapere la sua opinione in merito. «Nell’indicazione dei vicecoordinatori provinciali – ha tuonato Grillo – il consigliere regionale Giuseppe Mangialavori ha utilizzato un metodo che va nel senso della distruzione del partito e che conferma un modo di fare controproducente. Le nomine, che apprendiamo solo dai mezzi di informazione, non sono assolutamente condivise, non scaturiscono da un dibattito interno e, anzi – rincara -, ricalcano quella logica santelliana, elaborata nel chiuso delle stanze e non certo frutto di un dialogo e di un confronto, che ha portato alla nomina dello stesso Mangialavori».
Metodo contestato dunque quello utilizzato, a parere di Grillo, dall’attuale coordinatore forzista, per il quale sarebbe stato più utile «rafforzare il processo di radicamento di Forza Italia» lavorando «per unire, coinvolgere, includere. Aprirsi e non chiudersi a riccio».
La conclusione è dunque che, per Grillo, si debba «prendere atto che è stata scelta una strada diversa: quella di dividere, anche al prezzo di smembrare il nostro partito. Prendiamo anche atto di questo modo di agire: in ogni caso noi continueremo ad impegnarci per la crescita di Forza Italia, indipendentemente dalle posizioni che possono essere di maggioranza o minoranza interna».