Serbatoi a Vibo Marina, quasi nessuno si presenta alla Conferenza dei servizi: tutto rimandato di 45 giorni
Da quello che trapela alla riunione operativa a Gioia Tauro che avrebbe dovuto decidere sul rinnovo ventennale della concessione a Meridionale Petroli si è presentato soltanto il Comune di Vibo. Intanto porto e comunità non possono più aspettare
Mentre tutta la comunità vibonese aspettava col fiato sospeso, la Conferenza dei servizi del 19 dicembre sul rinnovo della concessione ventennale a Meridionale Petroli, affinché possa eventualmente mantenere i propri serbatoi di carburante a Vibo Marina, si è chiusa in sordina con un nulla di fatto. Ma ciò che maggiormente colpisce è che all’appuntamento a Gioia Tauro con l’autorità portuale pare che si sia presentato solo il Comune di Vibo. Non si sono fatti vedere tutti gli altri enti competenti in materia. C’era, invece, l’azienda interessata che, a quanto pare, non è stata ammessa alla riunione perché parte in causa. Dunque, la conferenza dei servizi è stata aggiornata e ogni decisione rimandata di 45 giorni.
Serbatoi a Vibo Marina, il Comune propone una «concessione breve» e fa leva sulla sicurezza: «Pericolosi, vanno delocalizzati»Ma quello di Meridionale Petroli non è l’unico esempio di deposito costiero esistente in Italia. I siti situati a ridosso del mare sono infatti complessivamente 14, di cui tre aventi come attività lo stoccaggio e la distribuzione all’ingrosso di prodotti petroliferi ad esclusione di GPL. Di questi tre, due sono i siti con affaccio diretto sul mare (porto di Livorno), mentre solo quello di Vibo Marina è definito “deposito costiero su calata di porto” (fonte ISPRA).
Intanto, sta per aprirsi un periodo cruciale per Vibo Marina. Mentre la tematica della delocalizzazione dei depositi costieri conosce l’ennesima puntata di una storia che dura da circa quaranta anni, sono in attesa di partire i lavori del progetto da 27 milioni di euro portato avanti dall’imprenditore Francesco Cascasi, che prevede un sistema integrato di rigenerazione urbana avente il suo fulcro nella creazione di 300 posti barca, oltre ad un cantiere navale, due alberghi e la ristrutturazione del Lido la Rada.
Vibo Marina, l’ombra dei serbatoi di carburante sul resort da 27 milioni. Cascasi: «Politica assente, progetto a rischio»Si tratta di una scommessa che ha per oggetto il futuro di una cittadina la cui vera vocazione è stata sacrificata da scelte sbagliate e da non scelte. Una porzione considerevole di territorio è stata utilizzata per far posto a depositi di idrocarburi e gas gpl, insediamenti che qualcuno giudica pseudo industriali, anche se c’è chi, non senza un qualche fondamento, tenuto conto di come sono andate le cose dagli anni ’50 in poi, afferma che si deve essere grati a queste aziende per aver occupato delle aree che sarebbero state, con molta probabilità, fagocitate dall’abusivismo edilizio.
Ma, guardando al futuro, ora è forse arrivato il tempo di voltare pagina e cominciare ad avere una visione strategica, finora assente, del territorio costiero vibonese e decidere cosa Vibo Marina dovrà fare da grande. Nessun intervento pubblico è riuscito finora a destinare alla “frazione” (così è stata da sempre considerata) investimenti in misura tale da garantire una prospettiva di sviluppo in base alle sue considerevoli potenzialità. Dopo decenni di stagnazione, viene ora presentato un progetto di riqualificazione supportato da un finanziamento importante, mentre viene anche annunciato un intervento pubblico di 1,2 milioni di euro destinato alla rigenerazione urbana della cittadina portuale. Si tratta di una visione di sviluppo che, da sola, non sarà sicuramente sufficiente a imprimere quella svolta che da più parti viene auspicata, ma la sua realizzazione potrebbe essere l’elemento catalizzatore per avviare un processo di rinascita che migliorerebbe notevolmente l’immagine offerta da Vibo Marina, accrescendone l’appeal nel settore turistico, diportistico e crocieristico.
L’adeguamento del waterfront costituirebbe, in tale ottica, una scelta ineludibile per un utilizzo dello scalo marittimo con finalità di collegamento passeggeri per le Eolie e di attività legate alla nautica da diporto e al settore crocieristico, in aggiunta a quelle tradizionali (commerciale, militare, peschereccio).
Si tratta di un disegno che potrebbe segnare una svolta nella direzione dello sviluppo turistico della città sfruttando la naturale vocazione del territorio. La realizzazione di un piano per il fronte-mare non solo farebbe entrare decisamente Vibo nel business delle crociere proponendola come porto di approdo, ma consentirebbe anche di aprire la strada ad un tipo di turismo convegnistico e fieristico e quindi destagionalizzato. Lo spostamento dei depositi costieri, soluzione alla quale sta lavorando il sindaco della città e che ha incontrato anche la collaborazione dell’azienda e l’apertura dell’ente di governance portuale, sarebbe, tuttavia, una condizione necessaria ma non sufficiente. Il piano dovrebbe prevedere collegamenti funzionali con il retro porto, strade accoglienti e non degradate, servizi efficienti, eliminazione degli edifici fatiscenti e prevedere, nel medio-lungo periodo, investimenti per la costruzione di un centro congressi, padiglioni fieristici, aree verdi, percorsi pedonali e ciclabili, zone dedicate allo sport e alla ristorazione, parcheggi, attività commerciali. Sarebbe il segno di una città più moderna, più viva, vitale, vivibile, che sta cambiando e che vuole cambiare accentuando il profilo di città turistica ed esaltando la propria connotazione di città di mare.
La disponibilità di un waterfront rinnovato diventerebbe, inoltre, un elemento in più da proporre nell’offerta per acquisire investitori, accanto alle altre caratteristiche “tradizionali” quali la collocazione strategica sul piano territoriale, la vicinanza alle principali vie di comunicazione (autostrada, ferrovia, aeroporto) o altri vantaggi come un clima favorevole e un paesaggio gradevole. Il piano è realizzabile ed economicamente sostenibile solo con il concorso di risorse pubbliche e private.
Il progetto di Marina Resort che sta per partire è stato avversato da più parti e a lungo ostacolato, ma sui social e nell’opinione pubblica in generale riscuote ampi consensi e suscita grandi aspettative. Si tratta di una delle azioni utilizzabili da parte di una città che deve cambiare facendo leva su scelte innovative, sull’esempio di quanto accade in altre realtà portuali. E se Vibo vuole veramente cambiare e proporsi anche come città di mare, viva, moderna, produttiva, che non si affida solo al terziario come unica fonte di sviluppo economico, allora occorre cominciare a guardare al porto come risorsa economica generatrice di ricchezza e non come struttura statica da utilizzare per le passeggiate domenicali o per le manifestazioni ludiche. Occorre, in pratica, un’inversione di prospettiva per fare in modo che la città, tutta intera, consideri finalmente il suo porto come un bene appartenente al proprio patrimonio e, come tale, da valorizzare al massimo.
Depositi costieri a Vibo Marina, Cascasi contro la “concessione breve”: «Serve un No netto al rinnovo»