Vibo, anziani tra solitudini e fragilità al centro di un incontro-dibattito
Venerdì 25 luglio, nella piazzetta antistante la Chiesetta della Madonnella – dedicata alla Vergine del Buon Consiglio –, con inizio alle ore 20:00, si terrà un evento di straordinario spessore culturale, sociale e spirituale: la serata di fede e cultura, con un incontro-dibattito sul tema quanto mai urgente e attuale “Anzianità: solitudini e fragilità. Il fenomeno tra denuncia educativa ed etica”. Un momento di riflessione e condivisione promosso con forza dal parroco del Duomo di Vibo Valentia, don Pasquale Rosano – con il supporto del “Gruppo Cultura” – , figura da sempre impegnata nella promozione culturale come via di risveglio spirituale e cittadinanza attiva.
L’iniziativa, che gode del patrocinio culturale dell’Università della Calabria – Dipartimento Culture, Educazione e Società –, e dell’Istituto Teologico Calabrese di Catanzaro, rientra nel programma degli eventi organizzati per la festa di Sant’Anna, la cui ricorrenza cade il 26 luglio. Non è dunque un caso che il tema dell’anzianità sia al centro di questa serata: nella figura di Sant’Anna, madre di Maria, la tradizione cristiana ha sempre onorato il ruolo degli anziani come custodi di sapienza, trasmettitori di fede e legami tra le generazioni.
Un parterre di voci autorevoli
La discussione vedrà la partecipazione di personalità di alto profilo culturale e professionale, in grado di affrontare il tema da più prospettive: Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia presso l’Università della Calabria, noto per la sua analisi critica delle derive educative del nostro tempo; don Pasquale Rosano, oltre che parroco, anche docente presso l’Istituto teologico e vicario diocesano per la Cultura, profondo conoscitore del pensiero cristiano e delle sue implicazioni antropologiche; Claudia Natale, psicologa in formazione specialistica in psicoterapia cognitiva neuropsicologica integrata, che offrirà uno sguardo clinico e umano sul disagio degli anziani nel nostro presente.
Anziani tra solitudini, fragilità e invisibilità sociale
Al centro del tema c’è una domanda pedagogica e morale fondamentale: che posto ha l’anziano nella nostra società? La risposta, purtroppo, è spesso drammatica. Gli anziani – e in particolare le anziane, spesso sole, malate, dimenticate – rappresentano oggi una delle fasce più vulnerabili della popolazione. Secondo dati Istat, circa 3 milioni di over 75 in Italia vivono soli, e oltre la metà di essi non riceve visita o contatti regolari. La solitudine non è solo uno stato d’animo: è una condizione esistenziale che genera depressione, decadimento cognitivo, perdita di senso. A ciò si aggiungono fragilità fisiche, marginalizzazione economica e, soprattutto, una cultura dominante che idolatra la produttività, l’efficienza, l’apparenza giovanile, relegando l’età avanzata a scarto sociale, a problema da gestire più che a risorsa da valorizzare.
Come ha più volte ribadito Papa Francesco, “una società che non si prende cura degli anziani è una società senza futuro”. Ma questo futuro non si costruisce solo con buone intenzioni: serve una rivoluzione educativa, che restituisca dignità alla vecchiaia e ripristini l’alleanza intergenerazionale come fondamento del patto sociale.
L’educazione come denuncia e come proposta
Ed è proprio questo il nodo che il professor Giancarlo Costabile cercherà di approfondire: l’educazione non può essere neutra di fronte al fenomeno della solitudine anziana. Essa deve diventare atto di denuncia, ma anche proposta etica. Le scuole, le famiglie, le parrocchie, le associazioni devono tornare a educare all’empatia, al riconoscimento dell’altro, al valore della memoria vivente. L’anziano non è solo colui che ha vissuto, ma colui che ancora ci insegna a vivere. In un’epoca in cui tutto è fluido e incerto, l’anzianità è il luogo della lentezza, della contemplazione, dell’esperienza sedimentata. Lontana dalla retorica del “nonni supereroi”, la figura dell’anziano ha bisogno di un riconoscimento realistico, dignitoso, non idealizzato ma rispettoso.
Claudia Natale, dal canto suo, metterà in luce il peso psicologico della solitudine cronica nella terza età, spesso vissuta in silenzio e nella vergogna. I nostri anziani, d’altra parte, non chiedono molto: chiedono di essere guardati, ascoltati, visitati. Nella nostra cultura iperconnessa, l’abbandono è più pervasivo che mai perché avviene nell’indifferenza generale. Una dimensione psicologica che, come spiegherà la psicologa, ha bisogno di essere affrontata non solo in ambito clinico, ma anche attraverso un lavoro di comunità, di prossimità umana e culturale.
Chiesa e comunità: il ruolo della fede nella cura dell’umano
Nel cuore dell’incontro, anche l’intervento di don Pasquale Rosano, che inviterà i presenti a rileggere il Vangelo alla luce dell’anzianità come tempo della grazia, non della perdita. In molte pagine della Scrittura, gli anziani sono protagonisti di rivelazioni e custodi di speranza. Simeone ed Anna nel tempio, Elisabetta e Zaccaria, Abramo e Sara: tutti esempi di come l’età avanzata, lungi dall’essere un declino, possa diventare apertura alla trascendenza e alla trasmissione della fede.
Don Rosano parlerà anche del dovere della comunità cristiana di prendersi cura degli anziani, non come un gesto caritatevole, ma come espressione di una spiritualità incarnata, che sa ascoltare i tempi lenti della vecchiaia e sa farne scuola per tutti.
Arte, poesia e musica: la bellezza come linguaggio della cura
A rendere ancora più intensa l’esperienza della serata, ci sarà la presenza di un’“Area degli Artisti” – che verrà aperta a partire dalle ore 18:00 –, dove verranno esposte le opere di artisti locali che, attraverso pittura, scultura e fotografia, hanno interpretato il tema della fragilità e della luce dell’età avanzata. Non mancherà lo spazio per la poesia, con declamazioni curate da poeti vibonesi, capaci di restituire in versi la delicatezza dell’attesa, la nostalgia della memoria, la forza del silenzio. La musica, a cura del maestro Antonio Romano, accompagnerà i vari momenti della serata, offrendo interludi capaci di toccare corde profonde, oltre le parole.
Un evento di sicuro interesse, dunque, tra riflessione sociale, spiritualità e bellezza artistica, con ospiti d’eccezione e un messaggio forte: l’anziano non è uno scarto, ma memoria e risorsa della comunità.
Un invito alla cittadinanza
L’evento si presenta dunque come molto più di un dibattito: è una chiamata alla consapevolezza, un’occasione di ascolto reciproco, un laboratorio di comunità. È l’invito rivolto a tutta la cittadinanza di Vibo Valentia, ai giovani, alle famiglie, alle istituzioni, affinché l’anzianità non venga più vissuta come un’ombra che avanza, ma come una luce che si fa più tenera, più umana, più vera.
In un tempo che tende a consumare tutto – corpi, relazioni, vite – recuperare il senso dell’anzianità significa riscoprire il valore della cura, della lentezza, della fedeltà. La Serata di Fede e Cultura del 25 luglio ci ricorda che ogni comunità che sa onorare i propri anziani è una comunità che non teme il futuro, perché custodisce le sue radici.
Appuntamento nella piazzetta della Chiesetta della Madonnella: sarà un’occasione per ascoltare, riflettere, commuoversi. E, soprattutto, per ricordare che nessuno, a qualunque età, dovrebbe sentirsi solo.