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26/10/2025 ore 12.48
Cultura

Spilinga, Stefano Tacconi racconta la sua rinascita dopo l’aneurisma: «La vita va giocata fino all’ultimo minuto»

L’ex portiere della Juventus e della Nazionale ha presentato il suo libro “L’arte di parare” davanti a un pubblico numeroso. Il sindaco Marasco: «Un esempio di forza e speranza per tutti»

di Annarita Castellani

Emozione, partecipazione e un messaggio di speranza hanno caratterizzato l’incontro che si è svolto a Spilinga con Stefano Tacconi, ex portiere della Juventus e della Nazionale italiana, ospite del Comune per la presentazione del suo libro “L’arte di parare”. L’evento, organizzato dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Enzo Marasco, ha richiamato un pubblico numeroso, tra cittadini, giovani sportivi e rappresentanti delle associazioni locali. Nel corso della serata, Tacconi ha ripercorso con sincerità e ironia i momenti più intensi della propria carriera sportiva e della vita personale, segnata dall’aneurisma cerebrale che lo ha colpito nel 2022. «Parare oggi – ha spiegato – significa resistere. Ogni giorno, dopo la malattia, è stata una nuova parata. Come facevo in campo, non ho mollato mai». Nel volume suo libro Tacconi racconta la sua doppia partita: quella da calciatore, tra i pali della Juventus e della Nazionale, e quella personale, dopo la malattia che lo ha costretto a reinventarsi. Un racconto di forza, ironia e determinazione, che invita a guardare la vita con coraggio, anche nei momenti più difficili.

Il sindaco Marasco, nel suo intervento di saluto, ha espresso parole di apprezzamento per l’ospite: «L’incontro rappresenta un segno di vicinanza e ispirazione per chi attraversa momenti difficili. Tacconi non è solo un campione sportivo, ma anche un simbolo di umanità e di rinascita». Durante l’intervista condotta dal giornalista Gianluca Prestia, l’ex portiere ha parlato dei momenti cruciali della sua carriera, dagli anni alla Juventus fino ai Mondiali di Italia ’90: «Mi sentivo più forte di Zenga, ma nel calcio bisogna rispettare le scelte. È parte del gioco». Tacconi ha ricordato anche il confronto con Dino Zoff: «Quando la Juve chiama, non si dice mai di no. Zoff era calma e saggezza, io istinto e rabbia agonistica: due modi diversi di essere numeri uno».

Sul presente, ha poi aggiunto: «Non sono rimasto nel calcio perché non volevo essere una comparsa. Oggi è troppo immagine, troppa politica. Ho preferito restare me stesso». Nel rivolgersi ai giovani in platea poi, il messaggio è stato diretto: «Allenate la testa, non solo i muscoli. La vita è piena di tiri improvvisi: non si possono parare tutti, ma ci si può sempre rialzare».

Il vicesindaco Franco Barbalace ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa come occasione di crescita collettiva: «Eventi come questo offrono un messaggio di speranza e di incoraggiamento. Tacconi è un esempio concreto di forza e determinazione, valori che vogliamo trasmettere come comunità». La serata si è conclusa tra applausi e commozione. Tacconi ha firmato diverse copie del libro, scattato numerose foto con i presenti e si è intrattenuto con il pubblico, in particolare con un gruppo di bambini che, indossando la maglia bianconera, hanno voluto immortalare l’incontro con il loro idolo. Un evento che ha unito sport, umanità e comunità, lasciando nei cuori anche dei più piccoli un messaggio semplice ma potente, nelle parole dello stesso Tacconi: «La vita non è una partita da vincere, ma una da giocare fino all’ultimo minuto».

L’ex portiere della Nazionale Stefano Tacconi si racconta a Spilinga dopo l’aneurisma del 2022