Voto nei Comuni sciolti per ‘ndrangheta, l’ex presidente dell’Antimafia Morra: «Ad Acquaro astensionismo “obbligato”?»
L’unico candidato in corsa non è stato eletto perché è non stato raggiunto il numero minimo di elettori alle urne. L’ex parlamentare pone interrogativi inquietanti e mette nel mirino anche Capistrano: «I cittadini meritano risposte, non silenzi»
«Quanto accaduto a Capistrano e Acquaro nelle elezioni comunali merita un’attenzione speciale e un’analisi profonda. Non per polemica, ma per responsabilità verso territori segnati da scioglimenti per infiltrazioni mafiose e che dovrebbero rappresentare un modello di riscatto democratico, non un ritorno alle vecchie dinamiche». E’ quanto afferma il già presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra, commentando i risultati delle due consultazioni elettorali. «A Capistrano è stato eletto un sindaco dichiarato “impresentabile” dalla stessa Commissione Parlamentare Antimafia nell’ottobre scorso. È un fatto politicamente e moralmente grave – sottolinea Morra – perché dimostra quanto il tema della credibilità, della reputazione e della trasparenza sia ancora considerato secondario rispetto ai giochi di forza locali. Un Comune sciolto per infiltrazioni mafiose non può permettersi il lusso dell'ambiguità e su Marco Martino pende inoltre al Tribunale di Vibo una richiesta di incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno».
Acquaro: risultato che apre interrogativi inquietanti
«Il caso più delicato è però Acquaro, altro Comune sciolto per infiltrazioni mafiose. Il candidato unico ammesso al voto, Giuseppe Ferraro, è un ispettore di polizia in quiescenza, già in servizio alla Digos di Vibo Valentia. Il punto critico non è la sua figura personale – sostiene Morra – ma il contesto. I numeri non tornano: la popolazione è di 1.564 abitanti e gli elettori andati a votare sono stati 439. Il quorum necessario per la validità del voto è però di 620 votanti. Un’anomalia evidente, che genera interrogativi istituzionalmente inevitabili. Come può un Comune sciolto per mafia registrare un'affluenza così bassa da non raggiungere il quorum minimo? È stata una libera scelta dei cittadini? O qualcuno ha esercitato pressioni, dirette o indirette, per non far votare e per favorire la conservazione di determinati equilibri?».
La libertà di voto nei Comuni sciolti per mafia
«Le Prefetture, il Ministero dell’Interno e tutti gli organi competenti – continua il già presidente dell’Antimafia – hanno il dovere di verificare attentamente cosa sia accaduto. Perché l’astensionismo in un territorio già fragilissimo può essere una forma di controllo, al fine di impedire il cambiamento, e non di libertà meditata e scelta. Chi ha scelto di non votare? Ed a chi è stato di fatto impedito? Perché? Quali dinamiche sociali, economiche o criminali possono aver influito? Il contesto era davvero libero da condizionamenti? La democrazia non è solo mettere una scheda nell’urna, ma garantire a ogni cittadino la possibilità di farlo senza paura, senza pressioni e senza rassegnazione».
Silenzio e rassegnazione come vere vittorie della ‘ndrangheta
«Il dato più inquietante – aggiunge Morra – è che in un territorio sano e desideroso di guarire dal cancro mafioso, l'essere stati sciolti per infiltrazioni mafiose dovrebbe accrescere la voglia di riscatto, non la rinuncia. Vedere comunità intere allontanarsi dal voto vuol dire che il clima tutto è tranne che sano». Nicola Morra così conclude: «La libertà di voto è sacra. Ma è davvero tale solo se non è intimidita, manipolata o resa irrilevante dall’astensionismo obbligato. Acquaro e Capistrano meritano risposte, non silenzi. Chi ha responsabilità istituzionali, a partire dalla Prefettura, ha il dovere di porsele e di darle. Per troppo tempo la provincia di Vibo è sembrata indenne a livello di scioglimento di amministrazioni locali, e poi nel giro di pochissimo tempo, grazie ad un prefetto diligente e solerte, si è avviata la macchina dell'invio delle Commissioni d'accesso, che ha prodotto nell'arco di neanche due anni un vero e proprio terremoto. E chi ha preceduto questo prefetto, cui va tutta la mia deferenza, cosa controllava? Gli uccelli che migrano sui cieli del Tirreno vibonese?».