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02/10/2025 ore 11.44
Cronaca

Tentata estorsione e atti persecutori nei confronti di un avvocato: una condanna in Tribunale a Vibo

Al legale e alla sua famiglia era stato anche recapitato un libretto con le preghiere per i defunti

di Giuseppe Baglivo

Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Francesca Loffredo, al termine di un processo con rito abbreviato che è valso per l’imputato uno sconto di pena pari ad un terzo, ha condannato Pietro Crupi, 61 anni, di Acquaro (difeso dall’avvocato Rocco Barillaro) per i reati di tentata estorsione ed atti persecutori alla pena di due anni di reclusione e duemila euro di multa con sospensione condizionale della pena subordinata alla pubblicazione della sentenza su alcuni giornali. Il pm, Concettina Iannazzo, aveva chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi e 2.600,00 euro di multa. La persona offesa – un avvocato del Foro di Vibo Valentia – si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Brunella Chiarello. Per la quantificazione dei danni, il giudice ha rinviato alla sede civile.

La vicenda finita all’attenzione dell’autorità giudiziaria nasce dal mancato pagamento da parte di Pietro Crupi della parcella legale al suo avvocato, ricevendo così un decreto ingiuntivo che aveva portato al blocco dei suoi conti correnti. Crupi aveva reagito minacciando il legale e la madre di quest'ultimo inviando messaggi intimidatori e inquietanti. Nei confronti di Crupi, dopo la denuncia da parte della persona offesa ai carabinieri della Stazione di Arena, era stato così disposto nell’agosto dello scorso anno un divieto di avvicinamento al suo avvocato e ai familiari del professionista, mantenendo dagli stessi una distanza minima di 500 metri con il contestuale divieto di qualsiasi forma di comunicazione con le vittime. Dopo avere ricevuto il decreto ingiuntivo per il mancato pagamento della parcella dovuta, Crupi avrebbe reagito con delle minacce, cercando senza successo di rintracciare il legale nella sua abitazione e inviando messaggi intimidatori in cui affermava che sarebbe diventato la sua "ombra", arrivando persino a lasciare sull’auto in uso all’avvocato un libretto recante la scritta “Massime Eterne” contenente delle preghiere. Un libretto del tipo normalmente inserito nelle bare tra le mani dei defunti.