Sezioni
30/08/2025 ore 13.16
Cronaca

Stefanaconi, Villa Elena cambia nome: i commissari la intitolano al “giudice ragazzino” Livatino. Ma sui social scoppia la polemica

La scelta della commissione straordinaria alla guida del Comune nel quadro del «ripristino della legalità» dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi. Prime voci di protesta: «Affronto alla memoria»
di Stefano Mandarano

Una decisione destinata a far discutere quella intrapresa dalla triade commissariale che guida il Comune di Stefanaconi in seguito allo scioglimento degli organi elettivi per presunte infiltrazioni mafiose. Con delibera di commissione straordinaria del 27 agosto, la terna composta da Ernesto Raio, Giovanni Todini e Vito Laino, ha deciso di variare la denominazione della centralissima “Villa Elena Bellantoni – Giardino della cultura” in “Giardino della legalità – Magistrato Rosario Livatino”.

Nell’atto si motiva la scelta nell’ambito di un «più ampio programma di ripristino della legalità dell’ente» da perseguire «attraverso la promozione di iniziative socio-culturali che siano testimonianza dei sani valori della legalità, a beneficio della collettività e con particolare attenzione alle generazioni future». Dunque, considerato che «il magistrato Rosario Livatino è simbolo unanimemente riconosciuto come emblema della lotta alla mafia, nonché esempio di legalità e difesa dei principi fondamentali dello Stato di diritto sanciti dai padri costituenti», la sua memoria «può costituire un fiero monito di promozione e di testimonianza della cultura della legalità per la comunità locale».

Per la commissione, che ricorda come tra le sue facoltà vi sia quella di «intitolare luoghi ed edifici fortemente simbolici per la comunità», appare «opportuno attribuire una nuova e certamente più significativa denominazione alla Villa comunale, quale testimonianza concreta e tangibile di promozione della cultura della legalità nella memoria collettiva». La stessa triade si riserva di «valutare con successivo provvedimento l’eventuale individuazione di una via comunale da intitolare alla signora Elena Bellantoni, già insegnante presso la scuola elementare di Stefanaconi».

Lo spazio in questione, un tempo giardino della residenza di un’influente famiglia del paese, venne venduto al Comune negli anni ’90 e, per volere dell’allora sindaco Elisabetta Carullo, divenne uno spazio pubblico denominato “Villa Elena Bellantoni – Giardino della cultura” (da allora per tutti nota semplicemente come “Villa Elena”). La denominazione fu stabilita in base all’espressa volontà della famiglia che, tra le clausole del contratto di vendita a prezzo agevolato, fece espressamente inserire il riferimento alla propria compianta congiunta, stimata insegnante elementare. 

Di «affronto alla memoria» e «palese ingiustizia» parla già sui social Franza Stefanaconi, seguitissima pagina di storia e tradizioni locali. Ma la scelta non si esclude possa suscitare la reazione anche degli eredi Rubino-Bellantoni, molto attenti alla tutela della memoria familiare. Fattore che però sembrerebbe non aver dissuaso la commissione dal varare il cambio di denominazione nel nome della “legalità”, in un paese che ad altri simboli indiscussi di legalità e lotta al malaffare (i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Enzo Tortora, il generale dei carabinieri Vincenzo Morelli, solo per citarne alcuni) ha intitolato scalinate, campi da calcetto, piazzette e borse di studio. Anche su iniziativa dell’ultima Amministrazione comunale… poi sciolta per decreto.