Sezioni
16/12/2025 ore 17.13
Cronaca

Piazza di spaccio a Tropea: il pm della Procura di Vibo chiude l’inchiesta nei confronti di tre indagati

Detenzione ai fini di spaccio di cocaina e marijuana la contestazione mossa dal pubblico ministero Concettina Iannazzo sulla scorta delle investigazioni portate avanti dai carabinieri del Norm

di Giuseppe Baglivo

La Procura di Vibo Valentia con il pm Concettina Iannazzo ha chiuso le indagini preliminari relative ad un’inchiesta che mira a far luce su una vasta attività di spaccio di stupefacenti con epicentro Tropea. In particolare, l’avviso di conclusione indagini interessa: Alfonso Carone, 35 anni, Domenico Gargano, 37 anni, e Salvatore Carone, 45 anni, fratello di Alfonso. Gli indagati sono tutti di Tropea. Detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti – in particolare cocaina e marijuana – il reato ipotizzato dal pm Iannazzo sulla scorta delle indagini condotte dai carabinieri del Norm della Compagnia di Tropea. Le telecamere piazzate nel centro storico della “Perla del Tirreno” avrebbero documentato centinaia di cessioni di sostanze stupefacenti, molte delle quali già contestate in precedenza con altre attività di indagine. Nelle contestazioni formulate nei confronti di Alfonso Carone e Domenico Gargano, gli episodi di spaccio ricostruiti nei dettagli coprono un arco temporale che va dal 31 gennaio al 9 marzo scorso. In totale sono stati individuati sette acquirenti di sostanze stupefacenti, tra cui due donne che si sarebbero rifornite di marijuana. Acquirenti provenienti non solo da Tropea, ma anche da Ricadi, da Cirò, da Napoli, dal Piemonte e dalla Sardegna, con cessioni effettuate pure nei confronti di soggetti di nazionalità bulgara e romena.

Luoghi e modalità di spaccio

A Tropea dal gennaio al marzo scorso, stando alle indagini dei carabinieri, si sarebbe spacciato ogni sera dalle ore 21 sino alle 3 del mattino con l’epicentro individuato in vico dell’Orto che collega piazza Vittorio Veneto a corso Umberto I. La cocaina in diverse occasioni sarebbe stata lasciata da Domenico Gargano alla base di una fioriera di piazza Vittorio Veneto e lì prelevata dall’acquirente di turno. Sono state le telecamere piazzate in vico dell’Orto a documentare una costante attività di spaccio, oltre alle intercettazioni telefoniche ed ai servizi di osservazione dei carabinieri. Lo spaccio sarebbe stata l’attività principale, se non unica, di sostentamento economico di Domenico Gargano e Alfonso Carone. Quasi ogni sera Alfonso Carone con la sua Audi A3 si sarebbe recato in via Marina Vescovado a Tropea, sotto casa di quest’ultimo, per prelevarlo e portarlo nella piazza di spaccio di vico dell’Orto, per poi riportare a casa il sodale a fine “lavoro”. Alfonso Carone si sarebbe posizionato all’ingresso del vicolo quale vedetta per raggiungere Gargano all’interno del vico quando sopraggiungeva un cliente. Avvenuta la cessione materiale dello stupefacente, gli acquirenti andavano via raggiungendo corso Umberto I mentre Domenico Gargano raggiungeva dal lato opposto del vico Alfonso Carone. Le modalità dello spaccio, ad avviso del gip che aveva firmato delle misure cautelari, dimostrerebbero l’inserimento di Alfonso Carone e Domenico Gargano “in un circuito delinquenziale più ampio, in ragione dell’approvvigionamento non esiguo di sostanza stupefacente – del tipo cocaina e marijuana – già suddivisa in dosi e pronta per essere smerciata all’ingrosso”. Un circuito di spaccio di stupefacenti “più ampio ed ancora da accertare” sul quale le indagini dei carabinieri non conoscono soste e potrebbero riservare ulteriori sviluppi.
Domenico Gargano è difeso dall’avvocato Carmine Pandullo e nei giorni scorsi in accoglimento di un’istanza del difensore è passato dagli arresti domiciliari all’obbligo di dimora nel comune di Tropea. Alfonso Carone è invece difeso dall’avvocato Francesco Schimio che ha ottenuto dal gip, Roberta Ricotta, la sostituzione della misura cautelare dal carcere agli arresti domiciliari. Resta indagato a piede libero Salvatore Carone, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza, in passato detenuto per un tentato omicidio, ma non attinto da alcuna misura cautelare nell’ultima inchiesta. Anche lui è difeso dall’avvocato Francesco Schimio e, secondo l’accusa, il 26 febbraio scorso si sarebbe recato in un’officina di Tropea dove nell’auto in uso al fratello Alfonso è stato trovato un dispositivo Gps installato dai carabinieri. Effettuata l’illecita “bonifica”, i Carone avrebbero staccato e poi riattaccato il Gps per infine cambiare auto. Secondo le indagini sarebbe stato Salvatore Carone ad asportare il Gps nell’auto Audi A3 intestata ed in uso al fratello Alfonso.
Tutti gli indagati avranno ora venti giorni di tempo per chiedere al pm di essere interrogati o per presentare eventuali memorie difensive attraverso i rispettivi legali.