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06/11/2025 ore 19.32
Cronaca

Parla la famiglia dell’artigiano ferito a Pizzo: «Preghiamo la Madonna dei Poveri che torni a casa sulle sue gambe»

VIDEO | In piazza della Repubblica a Pizzo resta a terra il pesante lampione pubblico che lunedì mattina ha travolto Antonio Ditto, un ceramista 63enne che stava partecipando alla fiera. Sul posto oggi i familiari hanno raccolto la sua mercanzia per riportarla a Seminara. Intanto la Procura indaga

di Cristina Iannuzzi

Impacchettano una a una le ceramiche rimaste integre. È un’altra giornata di attesa e preghiera per i familiari di Antonio Ditto, il ceramista di 63 anni di Seminara rimasto gravemente ferito lunedì dopo essere stato colpito da un lampione in ghisa a tre bracci. L’incidente è avvenuto in piazza della Repubblica a Pizzo, dove l’artigiano si era recato – come ogni anno - per partecipare alla tradizionale fiera di Ognissanti.
Oggi si smonta tutto. Le ceramiche di Antonio tornano nel suo laboratorio di Seminara. Ma lì, in mezzo ai cocci, restano impressi i segni del dramma: il grosso palo in ghisa, ancora a terra, impregnato di sangue, è sotto sequestro. Sul bancone, accanto ai vasi ridotti in frantumi, un pacchetto e una sigaretta fumata a metà. Poco più in là, le pantofole che l’artigiano indossava al momento del crollo.


«Quando ci sono queste fiere dormiamo nei furgoni», racconta Felice Ditto, fratello di Antonio, mostrandoci la coperta ancora macchiata di sangue. «Con quella gli abbiamo avvolto la testa per fermare l’emorragia».
Felice rivive ogni istante di quella mattina: «Ho tirato io mio fratello da sotto quel palo. Lo abbiamo portato via con l’aiuto di un collega. Ho ancora davanti agli occhi tutto quel sangue».
Il palo, spiegano i familiari, sarebbe caduto mentre alcuni operai montavano le luminarie. Attorno al lampione il fildiferro che, secondo il racconto del fratello, «era stato usato per collegare le luminarie».

Pizzo, l’artigiano travolto da un lampione ha subito l’amputazione del pollice e lesioni ai polmoni

La Procura di Vibo Valentia ha aperto un’inchiesta per fare chiarezza sull’accaduto e accertare eventuali responsabilità.
Intanto Antonio lotta in ospedale, al “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro. Ha subito un’operazione alla schiena, è in coma farmacologico, con un polmone perforato, diverse costole rotte e 14 punti di sutura alla testa.
«Ringraziamo il Signore che l’intervento sia andato bene – dice il fratello – ma non sappiamo ancora se ce lo porteremo a casa sulle sue gambe. Noi preghiamo la Madonna dei Poveri solo per la sua vita, del resto non ci importa niente».

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Accanto a Felice, a caricare le ultime cassette di ceramiche, c’è Domenico, il figlio di Antonio: «Papà è un uomo forte - racconta -. I medici dicono che l’operazione è riuscita, ora speriamo che piano piano si risvegli. Quando mi hanno chiamato quel giorno ero a casa con i miei bambini, mi hanno detto che gli era caduto addosso un palo… non volevo crederci. Ora aspettiamo solo di poterlo riabbracciare».