Operazioni Nemea e Rinascita Scott, l’accusa vuole interrogare in aula due collaboratori di giustizia contro il clan Soriano
Cinque gli imputati in appello dopo un precedente annullamento con rinvio ad opera della Cassazione. Le inchieste della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo hanno ricostruito gli affari illeciti della consorteria di Filandari
Richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale per sentire i collaboratori di giustizia Bartolomeo Arena di Vibo Valentia ed Emanuele Mancuso di Nicotera. In caso di non ammissione dell’escussione dei collaboratori si proseguirà con la requisitoria della Procura generale e, quindi, con le discussioni dei difensori. Questa la cronaca odierna del processo di secondo grado nato dalle operazioni antimafia denominate Nemea e Rinascita Scott contro il clan Soriano di Filandari dove la Corte d’Appello di Catanzaro è chiamata a giudicare cinque imputati dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione nel gennaio scorso. La pubblica accusa ha quindi stamane anticipato alla Corte di voler ascoltare i due collaboratori di giustizia, richiesta sulla quale la Procura generale e i difensori degli imputati si sono riservati di discutere nel corso della prossima udienza, atteso che stamane il rinvio del processo si è registrato a causa della mancata notifica della fissazione dell’ udienza ad alcuni imputati e poi anche per un impedimento del presidente.
Sotto processo si trova Giacomo Cichello, di 37 anni, che nel precedente giudizio d’appello era stato condannato a 5 anni e 6 mesi. Nei suoi confronti l’annullamento con rinvio è stato deciso dalla Cassazione in accoglimento di un ricorso della Procura generale che mira ad ottenere la rideterminazione della condanna con una pena più elevata. E’ difeso dall’avvocato Daniela Garisto. Tra gli imputati – in accoglimento questa volta dei ricorsi dei difensori – ci sono: Caterina Soriano, di 34 anni, di Pizzinni di Filandari, nel precedente giudizio d’appello condannata a 13 anni e 7 mesi; Luca Ciconte, 32 anni, di Sorianello, di fatto domiciliato a Pizzinni di Filandari, che nel precedente giudizio di secondo grado era stato condannato a 13 anni e 5 mesi (marito di Caterina Soriano); Graziella Silipigni, di 53 anni, di Pizzinni di Filandari, condannata in precedenza a 11 anni e 8 mesi (moglie del defunto Roberto Soriano, scomparso per “lupara bianca”, e madre di Giuseppe e Caterina Soriano); Rosetta Lopreiato, 55 anni, di Pizzinni di Filandari, che in appello era stata condannata a 3 anni e 4 mesi (moglie di Leone Soriano). Per Luca Ciconte e Caterina Soriano, l’annullamento con rinvio riguarda i reati di associazione mafiosa ed estorsione al bar “Perla Nera”, mentre per la Silipigni l’annullamento con rinvio si riferisce al reato di associazione mafiosa.
Nel collegio di difesa figurano gli avvocati: Guido Contestabile (per Caterina Soriano), Giuseppe Di Renzo (per Caterina Soriano e Luca Ciconte), Daniela Garisto (per Luca Ciconte, Graziella Silipigni e Giacomo Cichello), Diego Brancia (per Rosetta Lopreiato e Graziella Silipigni), Salvatore Staiano (per Rosetta Lopreiato).
Le condanne già definitive
All’esito della pronuncia della Cassazione del gennaio scorso, tre condanne per altrettanti imputati del procedimento nato dall’operazione Nemea (nella quale è confluita pure l’inchiesta Rinascita Scott per quanto attiene le contestazioni mosse nei confronti del clan Soriano) sono divenute definitive. Si tratta delle seguenti condanne: 20 anni di reclusione per Leone Soriano, di 58 anni, di Pizzinni di Filandari; 17 anni e 6 mesi per Giuseppe Soriano, di 33 anni, di Pizzinni di Filandari; 14 anni e 11 mesi per Francesco Parrotta, di 41 anni, di Filandari, ma residente a Ionadi.