Operazione Portosalvo: lo scontro tra i clan vibonesi sullo sfondo di quattro omicidi nella deposizione di un vicequestore
Tre gli imputati che devono rispondere a vario titolo degli agguati costati la vita a Mario Franzoni, Giuseppe Pugliese Carchedi, Michele Palumbo e Davide Fortuna. Contestati pure i ferimenti dei fratelli Bellissimo e di Francesco Macrì
È stata la volta del vicequestore della Polizia di Stato, Maurizio Miscioscia, nel processo in Corte d’Assise a Catanzaro nato dall’operazione antimafia della Dda denominata “Portosalvo”. Il teste, rispondendo alle domande della pubblica accusa e poi a quelle dei difensori degli imputati, ha spiegato di essersi occupato di collegare e mettere insieme tutte le singole operazioni e i risvolti investigativi di interesse per l’attuale processo che mira a far luce su quattro omicidi e tre tentati omicidi avvenuti nel Vibonese. Da qui un excursus sugli interessi dei clan e sulla contrapposizione tra un’articolazione della cosca Mancuso e il clan dei Piscopisani. Quindi, quanto emerso nell’inchiesta relativa all’operazione “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani e alcuni esponenti del clan Mancuso e sulla guerra di mafia che ha visto scontrarsi la consorteria dei Patania di Stefanaconi – sostenuta dai Mancuso – e il clan dei Piscopisani guidato dai Battaglia-Fiorillo.
Gli imputati del processo sono: Pantaleone Mancuso, 64 anni, di Limbadi, alias “Scarpuni”; Franco Barba, 63 anni, di Vibo Valentia; Michele Fiorillo, 39 anni, di Piscopio, alias “Zarrillo”.
I fatti di sangue al centro del processo
Franco Barba deve rispondere di aver commissionato e deciso l’omicidio di Mario Franzoni, avvenuto il 21 agosto 2002 a Portosalvo; Michele Fiorillo (in concorso con Gregorio Gasparro di San Gregorio d’Ippona e Nazzareno Felice di Piscopio che hanno però optato per il rito abbreviato) deve invece rispondere del tentato omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi, avvenuto il 19 febbraio 2005 a Vibo Valentia.
Sempre Michele Fiorillo (in concorso con il cugino Rosario Fiorillo, all’epoca minorenne) è imputato anche per l’omicidio di Giuseppe Pugliese Carchedi e il tentato omicidio di Francesco Macrì, fatti di sangue avvenuti a Pizzo il 17 agosto 2006. Altra contestazione mossa a Michele Fiorillo è quella di aver voluto l’omicidio dell’assicuratore Michele Palumbo (ritenuto l’uomo di Pantaleone Mancuso nella zona delle Marinate di Vibo), avvenuto nella sua villetta della frazione Longobardi l’11 marzo 2010. In concorso con Michele Fiorillo devono rispondere di tale fatto di sangue Rosario Battaglia di Piscopio, Rosario Fiorillo di Piscopio e Salvatore Tripodi di Portosalvo (che hanno però scelto il rito abbreviato, mentre stralciate rimangono le posizioni di Franco D’Ascoli e Salvatore Vita). A Piscopio si è invece consumato il 3 ottobre 2004 il tentato omicidio di Rocco e Nicola Bellissimo e dell’agguato sono accusati Michele Fiorillo e Rosario Battaglia (quest’ultimo ha scelto il rito abbreviato).
Infine, Pantaleone Mancuso è accusato di essere tra i mandanti dell’omicidio di Davide Fortuna, avvenuto nella spiaggia di località Pennello di Vibo Marina il 6 luglio 2012. In concorso con Pantaleone Mancuso devono rispondere di tale fatto di sangue altri imputati che hanno però scelto il rito abbreviato: Francesco Alessandria di Sorianello, Giuseppe Comito di Vibo Marina, Nicola Figliuzzi di Sant’Angelo di Gerocarne (collaboratore di giustizia), Giuseppe Patania, Salvatore Patania, Saverio Patania, Nazzareno Patania di Stefanaconi. L’omicidio di Davide Fortuna sarebbe stato voluto dai Patania per vendicare la morte del padre, Fortunato Patania, ucciso dai Piscopisani nel settembre 2011 mentre si trovava nel piazzale del suo distributore di carburanti nella Valle del Mesima.
Franco Barba è difeso dall’avvocato Diego Brancia, così come Michele Fiorillo. Pantaleone Mancuso è invece assistito dagli avvocati Francesco Calabrese (in udienza anche l’avvocato Francesco Manti) e Paride Scinica. La prossima udienza è stata fissata per il 27 novembre.