Operazione Maestrale: resta in carcere uno dei presunti capi della ‘ndrina di San Giovanni di Mileto
La Cassazione conferma l’ordinanza di custodia cautelare e ritiene il suo ricorso inammissibile. Il 68enne si trova sotto processo dinanzi al Tribunale di Vibo Valentia
Resta in carcere Fortunato Tavella, 68 anni, di San Giovanni di Mileto, imputato dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia nel maxiprocesso Maestrale-Carthago. Il ricorrente aveva impugnato in Cassazione l'ordinanza del Tribunale di Catanzaro che, in funzione di giudice dell'appello cautelare, ha respinto il ricorso proposto dal difensore di Fortunato Tavella contro l'ordinanza del Tribunale di Vibo Valentia. La difesa di Tavella ha riportato nel ricorso, in particolare, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (ascoltati nel dibattimento in corso di svolgimento) che, in tesi difensiva, avrebbero consentito di ritenere quantomeno affievolito il quadro cautelare. In data 8 agosto 2025 il difensore del ricorrente ha quindi depositato in Cassazione motivi nuovi, con i quali ha insistito nelle ragioni del ricorso e chiesto di acquisire una sentenza della Corte di Cassazione, sezione seconda, di annullamento con rinvio di una decisione de libertate impugnata da altro imputato, Benito Tavella, figlio di Fortunato, oltre alla trascrizione dei verbali di udienza con le deposizioni dei collaboratori di giustizia Mantella, Mazza, Albanese e Iannello.
Le ragioni della Cassazione
La Suprema Corte nel respingere il ricorso e lasciare Fortunato Tavella in carcere sottolinea che i motivi dell’impugnazione sono da ritenersi “inammissibili per a-specificità, perché propongono questioni estranee al giudizio di legittimità e perché manifestamente infondate”. Viene quindi sottolineato che i giudici del Tribunale hanno ben delineato il "ruolo attivo e di rilievo assunto da Fortunato Tavella nella 'ndrina di San Giovanni di Mileto", desunto da specifici elementi di fatto. E’ inoltre da considerare la "circostanza che la contestazione del reato associativo è aperta e, dunque, relativa ad una condotta ritenuta tuttora in atto". Pesano poi nella decisione sfavorevole a Fortunato Tavella i suoi "precedenti penali" tra cui "quello giudiziario recentissimo in materia di armi da cui il ricorrente risulta gravato", costituente un precedente giudiziario "specifico e relativo a fatti recentissimi" commessi nel 2023, "poco prima che fosse emesso il titolo cautelare" per l’operazione antimafia Maestrale-Carthago. Anche il “mero decorso del tempo non è sufficiente a fondare, ex se, un giudizio di revisione del quadro cautelare e neppure può costituire "ulteriore elemento", ai fini che ne occupano, l'assenza di trasgressioni della misura in atto, rappresentando il tempo decorso e il comportamento corretto gli sviluppi fisiologici dell'esecuzione cautelare, che non attestano di per sé la cessazione delle esigenze restrittive”. Alcuna utile novità risulta infine dai verbali delle dichiarazioni rese da collaboratori di giustizia nel corso del giudizio ordinario “perché, come esattamente sottolineato dal Tribunale del Riesame, la difesa si è limitata a riversarli senza argomentare circa il carattere conducente di tale narrato in ordine all'affievolimento del quadro indiziario o cautelare”.
Il personaggio
Secondo l’accusa sostenuta dalla Dda di Catanzaro con l’operazione Maestrale-Carthago, Fortunato Tavella sarebbe tra i capi promotori sia del “locale” di ‘ndrangheta di Mileto che della ‘ndrina di San Giovanni, mantenendo in alcuni periodi dei rapporti conflittuali con gli altri esponenti criminali del territorio. “In grado di dirigere il proprio gruppo familiare”, per la Dda avrebbe gestito i rapporti con le altre “famiglie” e gli altri gruppi criminali della zona, “anche arrogandosi il diritto ad una sorte di prelazione mafiosa in caso di compravendita di terreni nella zona di sua competenza”, partecipando alla ripartizione delle estorsioni. Fortunato Tavella è il padre di Benito e Rocco Tavella, anche loro tra gli imputati dell’operazione Maestrale-Carthago.