Operazione Habanero contro i clan delle Preserre vibonesi, il pm chiede 16 condanne nel processo in abbreviato
Richiesto l’ergastolo per l’imputato Francesco Capomolla accusato di aver preso parte alla Strage di Ariola del 2003 nell’ambito dello scontro tra le cosche Maiolo e Gallace
Terminata stamane dinanzi al gup distrettuale, Piero Agosteo, la requisitoria del pm della Dda di Catanzaro, Andrea Buzzelli, per gli imputati che hanno chiesto e ottenuto il processo con rito abbreviato nell’ambito dell’operazione antimafia denominata Habanero contro i clan delle Preserre vibonesi. Sono 16 le richieste di condanna formulate dalla pubblica accusa, di cui una – quella per Francesco Capomolla – all’ergastolo.
L’inchiesta mira a ricostruire l’operatività di una stabile e radicata associazione mafiosa con base nel comune di Acquaro e costituente il “clan Maiolo”. Un’organizzazione perfettamente inserita nella ‘ndrangheta con tanto di riti di iniziazione e gerarchie interne. L’operazione fa luce anche sulla “Stage di Ariola” avvenuta il 25 ottobre 2003 nella frazione di Gerocarne.
Le richieste di condanna
Queste le singole richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero: ergastolo Francesco Capomolla, 42 anni, di Gerocarne (avvocato Beatrice Biamonte); 12 anni Cristian Capomolla, 37 anni, di Acquaro (avvocato Antonio Barilaro); 12 anni Francesco Tarzia, 43 anni, di Acquaro (la cui posizione è stata riunita dopo un precedente stralcio, difeso dall’avvocato Antonio Barilaro); 16 anni Vincenzo Pisano, 31 anni, di Gerocarne (avvocati Sandro D’Agostino e Ilario Tripodi); 12 anni Sandro Ganino, 41 anni, di Acquaro (avvocato Michelangelo Miceli); 15 anni Domenico Fusca, 44 anni, di Dasà (avvocati Nicola Pistininzi e Francesco Schimio); 12 anni Giorgio Galiano, 50 anni, di Vibo Valentia (avvocato Sergio Rotundo); 12 anni Cosimo Bertucci, 51 anni, di Gerocarne, ma residente a Orbassano (avvocato Giuseppe Damini); 12 anni Francesco Bertucci, 52 anni, di Gerocarne ma residente a Nichelino (avvocati Luigi Chiappero e Ermenegildo Scuteri); 10 anni Francesco Ciconte, 29 anni, di Sorianello, ma residente a Brandizzo (avvocato Vincenzo Cicino); 10 anni Nicola Papaleo, 66 anni, nativo di Rosarno (Rc), ma residente a Francavilla al Mare (avvocato Giuliana De Nicola); 10 anni Rodolphe Pinto, 63 anni, di San Salvo, provincia di Chieti (avvocato Giuseppe La Rana); 4 anni Francesca Silipo, 40 anni, di Acquaro (avvocato Sandro D’Agostino); 15 anni Giuseppe Taverniti, 48 anni, di Gerocarne, residente a Brandizzo, provincia di Torino (avvocati Francesco Lojacono e Vincenzo Cicino); 10 anni Rinaldo Loielo, 30 anni, di Gerocarne, residente a Rondissone (avvocato Pamela Tassone); 4 anni Luca Marano, 46 anni, di Pescara (avvocato Laura Castellano).
Oltre al reato di associazione mafiosa, viene contestato con l’operazione anche un triplice omicidio plurimo con l’aggravante mafiosa, il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, la detenzione illegale di armi e munizioni e, quindi, anche i reati di spari in luogo pubblico, estorsione aggravata, coltivazione di sostanze stupefacenti, narcotraffico, concorrenza illecita, turbata libertà degli incanti, sequestro di persona e rapina, i reati a vario titolo contestati.
La strage di Ariola
L’inchiesta mira a far luce sulle attività illecite concentrate soprattutto nel territorio delle Preserre vibonesi, ed in particolare nei comuni di Acquaro, Gerocarne, Soriano Calabro e Dasà. Tra le contestazioni, il triplice omicidio riguarda la c. d. ‘strage dell’Ariola’ avvenuta il 25 ottobre 2003 a Gerocarne, frazione di Ariola, nella quale vennero uccise tre persone – Francesco Gallace, Giovanni Gallace e Stefano Barilaro – e ferita una quarta. La strage – come illustrato dal pm – sarebbe stata compiuta per volontà dei Maiolo ora imputati. Un’azione di sangue nata – secondo l’accusa – per vendicare le scomparse (lupare bianche) negli anni ’90 dei fratelli Rocco e Antonio Maiolo (genitori dei Maiolo ora imputati), uccisi in uno scontro tra clan per il predominio mafioso della zona.
I collaboratori di giustizia
A sostegno dell’impianto accusatorio ci sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia (Francesco Loielo, Enzo Taverniti, Michele Ganino, Daniele Bono, Diego Zappia, Rocco Oppedisano, Antonio Forastefano e Raffaele Moscato) e l’attività di indagine basata anche su diverse intercettazioni. I fratelli Angelo e Francesco Maiolo, di 41 e 46 anni, dal mese di marzo si trovano ristretti in regime di carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) e rispondono anche del sequestro di persona ai danni di un esponente del clan Pardea di Vibo Valentia, pestato per vendicare l’aggressione di un soggetto di Acquaro, cugino dei Maiolo.
Diversi Comuni delle Preserre si sono costituiti parti civili avendo l’associazione mafiosa contestata – che fa capo, secondo l’accusa, al clan Maiolo di Acquaro ed agli Emanuele di Ariola di Gerocarne e Sorianello – operato nei loro territori.