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19/12/2019 ore 12.20
Cronaca

‘Ndrangheta, luce sugli omicidi nel Vibonese. Gli affari di colletti bianchi e politici - Video

Ecco tutte le accuse nei confronti dei maggiori clan e la spartizione di Vibo e provincia
di Redazione

Questa mattina i carabinieri del R.O.S. ed il Comando Provinciale Carabinieri di Vibo Valentia, con il supporto dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, di personale del G.I.S, del 1° Reggimento Paracadutisti Tuscania, del NAS, del TPC, dei quattro Squadroni Eliportati Cacciatori e dell’8° Elinucleo CC hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di 334 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, detenzione di armi, traffico di stupefacenti, truffe, turbativa d’asta, traffico di influenze e corruzione. Dei 334 indagati sottoposti alla misura cautelare, 260 sono stati ristretti in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora.

I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in Calabria e in varie province della Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, nonché in Svizzera, Germania e Bulgaria.

Nella medesima giornata si è data esecuzione anche a un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa condotta dal Raggruppamento e dal Comando provinciale di Vibo Valentia in direzione del contesto ‘ndranghetistico vibonese, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Le indagini hanno consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di ‘ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘ndrangheta, al cui interno le strutture territoriali (locali/ ‘ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del Crimine di Polsi.

Infatti, le risultanze della SCOTT-RINASCITA hanno documentato:

A capo della citata struttura si sono alternati, negli anni, esponenti della cosca “MANCUSO”, quali MANCUSO Giuseppe (cl.1949), MANCUSO Pantaleone (cl.1961) e, da ultimo, MANCUSO Luigi (cl. 1954), che proprio in tale ruolo di vertice ha governato gli assetti mafiosi della provincia, riuscendo anche a ricomporre le fibrillazioni registrate negli anni tra le varie consorterie.

Oltre ad acclarare l’esistenza del citato crimine della provincia di Vibo Valentia, le investigazioni hanno consentito di censire l’esistenza della:

RAZIONALE Saverio è anche ritenuto componente del crimine dell’intera area vibonese, in stretto rapporto con esponenti di primo piano di altre articolazioni della ‘ndrangheta, compresi MANCUSO Luigi e ACCORINTI Giuseppe, nonché con colletti bianchi, quale l’avv. PITTELLI Giancarlo;

Nella sfera d’influenza santonofriese sono state ricondotte anche la ‘ndrina di Pizzo e quella di Filogaso e Maierato, diretta da MAZZOTTA Salvatore Francesco che tra l’altro gestiva, anche direttamente, le attività imprenditoriali d’interesse, intestate a prestanome e manteneva rapporti con l’amministrazione comunale di Pizzo, convogliando i pacchetti di voti sui candidati vicini alla ‘ndrina;

In merito alla cosca “MANCUSO”, oltre al ruolo dipolo di riferimento dell’ampia rete delle strutture ‘ndranghetiste vibonesi, è chiaramente emersa anche la sua rilevanza a livello extraprovinciale, dimostrata sia dagli attuali e strutturati rapporti, finalizzati al mutuo soccorso ed allo scambio di favori criminali, instaurati, tra gli altri, con i “DE STEFANO” di Reggio Calabria e i “PIROMALLI” di Gioia Tauro, sia dai rapporti intrattenuti con esponenti di cosa nostra, databili all’epoca pre-stragista.

Per quanto concerne la pluralità di condotte delittuose individuate nel corso delle indagini, è stato accertato in particolare:

Infine, a dimostrazione dell’elevato livello di pericolosità dell’associazione, oltre al sequestro – in più occasioni – di numerose armi comuni e da guerra (complessivamente sono state sequestrate 11 tra pistole e revolver, 12 tra fucili, carabine e mitragliatori, nonché  abbondante munizionamento di vario calibro), è emersa la costante ricerca di contatti con esponenti politici, massoni, influenti professionisti, rappresentanti delle istituzioni e dell’imprenditoria, finalizzati al perseguimento degli illeciti fini sociali, in taluni casi conseguiti.

Particolarmente significative, al riguardo, sono risultate le posizioni di:

In tale ambito, è stata ricostruita anche la vicenda che ha portato alla contestazione del reato di traffico d’influenze a carico del predetto GIAMBORINO, nonché di ADAMO Nicola (già consigliere della Regione Calabria), CAPIZZI Giuseppe (amministratore unico del “Consorzio progettisti e costruttori”) e VALIA Filippo;

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