‘Ndrangheta, il boss di Mileto ottiene i domiciliari per l’inchiesta Maestrale ma resta in carcere per pene definitive
Dovrà essere anche il magistrato di Sorveglianza di Milano a doversi pronunciare sull’istanza per ragioni di salute presentata dai difensori. Il detenuto sta scontando l’ergastolo in regime di 41 bis
Ottiene gli arresti domiciliari dal Tribunale del Riesame di Catanzaro nell’ambito dell’operazione Maestrale-Carthago ma non lascerà comunque il carcere poiché detenuto per altre condanne definitive. Protagonista Pasquale Pititto, 58 anni, uno dei capi della ‘ndrina di San Giovanni di Mileto. La decisione favorevole al detenuto è stata ottenuta per motivi di salute su appello proposto nell’interesse di Pititto dagli avvocati Giovanni Vecchio e Luca Cianferoni. Tuttavia il 58enne di Mileto resterà al momento detenuto a Milano-Opera – in regime peraltro di carcere duro (articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario) – in quanto su una sua eventuale scarcerazione dovrà pronunciarsi il magistrato di Sorveglianza di Milano, già interessato della vicenda dai difensori di Pititto.
Pasquale Pititto sta infatti scontando la pena definitiva dell’ergastolo per l’omicidio di Pietro Cosimo (esecutore materiale insieme a Nazzareno Prostamo), delitto consumato a Catanzaro negli anni ‘90 su mandato del boss dei Gaglianesi, Girolamo Costanzo, che pagò all’epoca per il fatto di sangue cinque milioni di lire ai due vibonesi.
Pasquale Pititto ha poi rimediato una condanna definitiva a 25 anni di reclusione nel processo nato dalla storica operazione “Tirreno” scattata nel 1993 ad opera dell’allora pm della Dda di Reggio Calabria, Roberto Pennisi. Unitamente al cognato Michele Iannello (collaboratore di giustizia e condannato per l’omicidio di Nicolas Green), Pasquale Pititto è stato ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Chindamo e del tentato omicidio di Antonio Chindamo, fatti di sangue commessi a Laureana di Borrello l’11 maggio 1991 su mandato del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (da qualche anno in libertà dopo aver scontato 24 anni di reclusione). Nel delitto dei Chindamo sono poi rimasti coinvolti anche i vertici dei clan Piromalli e Molè di Gioia Tauro, alleati ai Mancuso nell’eliminazione dei due elementi del clan di Laureana contrapposti ai Cutellè appoggiati invece dai Piromalli-Molè-Mancuso. Pasquale Pititto si trova su una sedia a rotelle dopo aver subito negli anni ’90 un tentato omicidio ad opera del contrapposto clan Galati di San Giovanni di Mileto. Dal luglio dello scorso anno Pasquale Pititto si trova ristretto in regime di carcere duro (41 bis) su decisione del Ministero della Giustizia.