Dramma al parco urbano di Vibo, un testimone oculare: «Il bambino non è salito sulla trave, si è solo appoggiato ed è stato travolto»
«Il bambino non era sulla trave, si è semplicemente appoggiato mentre facevamo una passeggiata per visitare la nuova area fitness. Si è appoggiato e la trave lo ha travolto rotolandogli sull’addome e fermandosi sul collo».
La testimonianza di una persona presente venerdì sera nel Parco urbano di Vibo, quando un piccolo di 3 anni è stato schiacciato da un tronco posto sul percorso di allenamento intensivo, smentisce categoricamente che il piccolo fosse a cavalcioni della trave che fa parte del “boot camp”, il tipico percorso che ricalca quello utilizzato per la preparazione fisica dei soldati che si vede in tanti film.
«Io e mia moglie eravamo lì, insieme ai genitori del bimbo che conosciamo, tutti insieme con i nostri figli. Siamo stati sentiti dalle forze dell’ordine e non possiamo accettare che si possa insinuare il dubbio che il piccolo fosse a cavalcioni della trave. Nulla di tutto questo. Ci eravamo fermati a lungo nell’area giochi dedicata ai più piccoli, ma i nostri figli non ne volevano sapere di venire via nonostante si stesse facendo tardi. Per convincergli abbiamo detto loro che saremmo andati a visitare un’altra area giochi e ci siamo avviati verso il percorso fitness per adulti. Eravamo appena arrivati, quando abbiamo visto quel tronco rotolargli addosso, ma lui non era salito, non era a cavalcioni, si è semplicemente appoggiato».
Da qui il dubbio che la trave si fosse già staccata in precedenza e qualcuno, inopportunamente, l’abbia appoggiata nuovamente sui due montanti: «Quei chiodi che la fissavano erano rotti», continua il testimone, che smentisce anche l’intervento del 118: «Non c’è stato un intervento dei soccorsi, perché, nonostante il bambino si lamentasse, non sembrava una cosa particolarmente grave».
Nelle ore successive, invece, il dramma si è consumato in tutta la sua tragicità. Giunto in ospedale in gravissime condizioni, il bambino è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico per ridurre le copiose emorragie interne, durato ore ed eseguito dal primario Zappia e dalla sua equipe. Operazione che ha consentito di stabilizzarlo per permetterne ieri sera il trasferimento al Bambino Gesù di Roma grazie a un volo di Stato: «All’ospedale di Vibo hanno fatto un miracolo a tenerlo in vita – continua il testimone – perché la Tac era catastrofica».
Infine, circa il cartello d’avviso che informa sulla pericolosità dell’area fitness e sull’uso consentito solo agli adulti, il testimone precisa: «È lontano e non visibile per chi si avvicina dalla direzione da cui siamo arrivati noi».