Clan Bonavota e truffa a ministro dell’Oman, la querela dei sultani salva il reato dalla Cartabia
Altri tre rinvii a giudizio e l’ammissione ad un abbreviato condizionato nell’ambito dell’operazione “Rinascita Scott 3 – Assocompari”. Questa l’ulteriore decisione da parte del gup distrettuale che ha rinviato a giudizio i seguenti imputati: Basilio Caparrotta, 62 anni di Sant’Onofrio (difeso dall’avvocato Michelangelo Miceli); Saverio Boragina, 71 anni, di Francavilla Angitola; Giovanni Barone, 54 anni, di Roma. Rito abbreviato condizionato, invece, per Erika Ventrice, 35 anni, di Vibo Valentia. Giovanni Barone sarà processato anche per la presunta truffa internazionale avantaggio dei clan e in danno dei sultani dell’Oman costituitisi parti civili in aula con l’avvocato Massimiliano De Benetti del foro di Padova ma con studio a Roma, difensore anche del Comune di Pizzo nello stesso processo. Si è trattato di un colpo di scena che ha salvato il processo dalla certa improcedibilità alla luce della recente Riforma Cartabia, scongiurata grazie all’intervento del legale che in tempi da record lo scorso dicembre ha depositato la querela per conto dei sultani e si è costituito parte civile. Il dibattimento inizierà il prossimo 13 marzo unitamente ad altri imputati anche loro rinviati ieri a giudizio. I sultani hanno quindi chiesto il risarcimento di un danno da un milione di euro contro tutti gli imputati coinvolti, “danno del quale – ha spiegato il legale in aula – sarà data prova documentale nel corso del processo”.
Era stato il procuratore Nicola Gratteri il 25 gennaio dello scorso anno a lanciare l’allarme sui danni provocati dalla riforma Cartabia in ordine ad alcune tipologie di reati: In merito all’inchiesta Gratteri aveva infatti all’epoca spiegato: «A proposito della Cartabia, per alcune tipologie di reato è necessario che ci sia la denuncia della parte offesa, del danneggiato. Noi avevamo fatto un capo di imputazione per truffa aggravata di 2 milioni di euro che la ‘ndrangheta ha fatto all’ex ministro dell’Oman. Siccome non abbiamo la denuncia non possiamo contestare questo reato di truffa perché lo stesso con la Cartabia è procedibile a querela di parte. Ma si tratta di una truffa aggravata del valore di 2 milioni di euro. Questo è solo l’ultimo degli effetti della riforma Cartabia, ma nel corso degli anni ne vedremo tanti altri». Grazie alle indagini è stata inoltre individuata «una banca in Ungheria specializzata nelle criptovalute. Spesso se ne sente parlare senza mai saperne molto». Oggi quella denuncia da parte dei sultani dell’Oman è arrivata e la giustizia potrà fare il suo corso. Senza la stessa, la Procura non avrebbe potuto procedere.
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