Sezioni
23/09/2025 ore 12.56
Cronaca

Blitz contro i Piromalli, l’accusa: tornato in libertà “Facciazza” truccava le aste per riprendersi i beni confiscati - NOMI

È quanto la Dda di Reggio contesta al boss 80enne che aveva ripreso in mano le redini della cosca dopo oltre due decenni al 41 bis. Sequestrati beni per 7 milioni di euro, arrestate 26 persone

di Redazione

Ventidue indagati in carcere, quattro agli arresti domiciliari e quarantasei indagati. È la sintesi dell'operazione del Ros eseguita all’alba a carico di capi e gregari della cosca Piromalli, di Gioia Tauro. Per ventisei persone le accuse sono di: associazione di tipo mafioso, estorsione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione illegale di armi e munizioni, turbata libertà degli incanti, favoreggiamento personale, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dal metodo mafioso, nonché di reati in materia di armi.

‘Ndrangheta, blitz contro i Piromalli con 26 arresti: le mani del clan sugli appalti. In manette il boss 80enne della cosca

Il ritorno di Pino Piromalli

L'indagine, avviata nel 2020, ha ricostruito gli attuali assetti della cosca Piromalli la cui direzione strategica-operativa era composta dal boss Pino Piromalli, di 80 anni, e dai suoi fratelli Gioacchino e Antonio, rispettivamente di 91 e 86 anni. Tornato libero nel 2021 dopo 22 anni di carcere duro, secondo gli inquirenti, Pino "Facciazza" aveva una posizione di preminenza nella cosca dove ha ridefinito i ruoli e compiti degli associati, riaffermando il suo potere sul territorio attraverso una costante pressione estorsiva ai danni di imprenditori ed operatori commerciali. Tra le contestazioni della Dda c'è l'alterazione delle aste giudiziarie mediante l'inquinamento delle relative procedure di vendita.

Gli obiettivi dei Piromalli

L'obiettivo era acquisire beni d'interesse della cosca stessa e rientrare in possesso di quelli già confiscati. Beni che poi sarebbero stati intestati fittiziamente a terzi compiacenti in modo da eludere il rischio di una misura di prevenzione patrimoniale. Se qualcuno fosse stato intenzionato ad aggiudicarsi l'asta, inoltre, sarebbe stato costretto a versare denaro ai Piromalli che reinvestivano gli ingenti profitti illeciti in attività imprenditoriali riconducibili alla cosca, attraverso un sistema di riciclaggio e autoriciclaggio connesso principalmente ai servizi forniti alle aziende agricole del luogo. Secondo i pm, c'era una gestione unitaria della cosca Piromalli che opera come un'unica entità economica, i cui profitti illeciti vengono condivisi e distribuiti.

Il ritorno del «padrone di Gioia Tauro»: chi è Pino Piromalli, il boss che ha trasformato la ‘ndrangheta in una holding

Il sequestro

 Contestualmente alle misure cautelari personali il Ros ha proceduto all’esecuzione di un sequestro preventivo di urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, di 6 immobili, 16 appezzamenti di terreno, 3 imprese individuali e 2 imprese agricole per un valore stimato di mercato di 3 milioni di euro, ritenuti riconducibili, a vario titolo, a soggetti appartenenti alla cosca. Parallelamente è stata data esecuzione a due distinte misure di prevenzione patrimoniali – riguardanti beni mobili, immobili, rapporti bancari per un ammontare complessivo di oltre 4 milioni di euro - nei confronti di Giuseppe Piromalli e del suo braccio destro Antonio Zito (e dei rispettivi nuclei familiari).

I nomi delle persone arrestate

In carcere:

Ai domiciliari: