Bimbo di 3 anni schiacciato da una trave, il racconto della notte drammatica in cui i medici dello Jazzolino lo hanno salvato
«È stabile, ogni minuto che passa è a favore del bimbo». È fiducioso il primario di Chirurgia dello Jazzolino di Vibo Valentia, Franco Zappia che insieme al primario del reparto di Anestesia Peppino Oppedisano è in stretto contatto con i medici del Bambino Gesù di Roma dove da sabato sera si trova ricoverato Francesco, tre anni e mezzo, di Vibo Valentia, schiacciato da una trave in un’area fitness del Parco urbano di Vibo. Le conseguenze dell’incidente, su cui sta indagando la Questura, sono state così drammatiche da aver oltrepassato la routine di una professione, quella ospedaliera, che ogni giorno si confronta con mille drammi e tragedie personali.
Innanzitutto, l’età del piccolo, appena 3 anni e mezzo, e poi le condizioni disperate in cui versava una volta giunto venerdì sera allo Jazzolino, a causa di una vasta emorragia interna che ha fatto temere per la sua vita sin dal primo momento. L’esito della Tac ha confermato una condizione clinica disperata, che ha visto i medici e il personale sanitario dell’ospedale cittadino mobilitarsi in massa per salvare il bambino. Il loro racconto, raccolto da Il Vibonese sentendo i protagonisti e incrociando le fonti, è quello di una notte drammatica, con il piccolo letteralmente strappato alla morte per ben tre volte, durante le quali è andato in arresto cardiaco. Soltanto l’ostinazione di Zappia, che ha continuato ad operare anche quando sembrava non ci fosse più nulla da fare, e la cruciale assistenza degli anestetisti e rianimatori guidati da Oppedisano, hanno permesso a quella notte di trasformarsi in un miracolo. Un miracolo, però, che non si è ancora pienamente compiuto. Ora il piccolo è al Bambino Gesù di Roma, dove è stato trasferito sabato con un volo militare. A quel punto, anche i medici romani hanno potuto riscontare gli esiti positivi di un intervento altamente professionale senza il quale non sarebbero potuti intervenire a loro volta.
Per rimediare a un’emorragia massiva intestinale e lesioni al fegato e al pancreas, è rimasto tre ore sotto i ferri nella sala chirurgica dello Jazzolino. Chini su di lui i medici e gli infermieri di due equipe al completo, «in un’azione combinata che ci ha permesso di salvargli la vita», dice Franco Zappia che quella sera, verso le 20,30 ha ricevuto la chiamata dal pronto soccorso.
«Per fare in fretta una gazzella dei carabinieri mi ha scortato fino allo Jazzolino – racconta -. Al mio arrivo il piccolo era già intubato. Non potevamo trasferirlo. Dovevamo intervenire. Un’azione combinata di chirurghi, anestesisti e infermieri che ha funzionato alla perfezione. Poco prima di mezzanotte siamo riusciti a stabilizzare il bambino che il giorno seguente ha potuto raggiungere l’ospedale pediatrico di Roma».
«Abbiamo solo fatto il nostro dovere», ripete il medico schivo al clamore che ha suscitato la vicenda. Ma la sua emozione è percepibile. La consapevolezza che la vita del piccolo gli stava sfuggendo tra le mani, è piena.
«Non sono abituato a far conoscere quello che facciamo», aggiunge Peppino Oppedisano contattato telefonicamente da Il Vibonese. «Tutti i giorni – continua – operiamo per salvare vite. È il nostro lavoro. E lo facciamo in silenzio, nonostante la grave carenza di anestesisti. Quella sera nella sala operatoria c’era la squadra al completo: 5 rianimatori più io. Sono stati allertati tutti i medici fuori servizio». Medici che lavorano in trincea, in una struttura fatiscente e costretti a sopperire alla grave carenza di organico, ma capaci, nonostante le difficoltà, di fare il proprio lavoro al meglio. «Siamo una squadra e dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo fatto, anche se ancora non è finita», dice il medico che sta seguendo a distanza il piccolo paziente: «Ogni mattina ci sentiamo con i medici del Bambino Gesù che ci aggiornano sulle condizioni del bambino. Ieri ha subito un nuovo intervento, ma siamo fiduciosi perché ora si trova in un centro d’eccellenza. Noi lo abbiamo stabilizzato, ma adesso dovrà proseguire le cure nell’ospedale romano».
E intanto proseguono le indagini della Squadra Mobile di Vibo Valentia che ha acquisito al Comune di Vibo la documentazione relativa all’area fitness dove è avvenuto l’incidente. In particolare, la polizia giudiziaria dovrà verificare che l’area potesse restare aperta e fosse collaudata.