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22/09/2025 ore 16.31
Cronaca

Armi nascoste in un casolare, condannato in Cassazione imprenditore ed ex assessore di Briatico

Coinvolto anche nel processo “Costa pulita”, destinatario di una misura di prevenzione sulle quote di una società di navigazione, è imputato pure nel maxiprocesso Maestrale-Carthago

di Giuseppe Baglivo

Tre anni e 8 mesi, più 1.600 euro di multa. Questa la condanna divenuta definitiva nei confronti di Filippo Niglia, 65 anni, imprenditore ed ex assessore del Comune di Briatico. E’ quanto deciso dalla prima sezione penale della Cassazione che ha respinto il suo ricorso e l’ha riconosciuto colpevole dei reati di ricettazione, detenzione illegale di armi clandestine e munizioni. In particolare erano stati i carabinieri dello Squadrone Cacciatori e rinvenire le armi nel marzo del 2019 nel corso di una vasta perlustrazione del territorio, puntando in particolare su alcuni casolari di San Leo di Briatico. La Cassazione ricorda che nel corso del processo di merito, “all'udienza del 10 ottobre 2024 l'imputato Filippo Niglia ha reso spontanee dichiarazioni del seguente tenore: "Dichiaro che le armi rinvenute sono nel mio esclusivo possesso, che sono proprietario dei terreni e degli immobili che insistono in quell'aria. Mio figlio è completamente estraneo ai fatti".
Tanto premesso, secondo la Suprema Corte deve rilevarsi che le doglianze difensive sono da ritenersi “destituite di fondamento in quanto si sono limitate ad una valutazione parziale della sentenza impugnata, contestandola relativamente alla sola parte in cui i giudici di appello attribuiscono rilievo, ai fini della conferma della condanna del ricorrente, alle dichiarazioni spontanee confessorie, non procedendo ad una considerazione complessiva del provvedimento impugnato. La deduzione difensiva, infatti, non si è confrontata con l'intera sentenza impugnata, dal cui complessivo impianto argomentativo risulta chiaramente – sostengono i giudici di legittimità – la ricostruzione dei fatti operata dalla sentenza di primo grado, fatta propria dalla sentenza di appello e che viene avvalorata dalle dichiarazioni confessorie del ricorrente”. Ne consegue che dette dichiarazioni spontanee, normalmente consistenti in uno strumento di autodifesa, per la Suprema Corte “ben possono assumere valenza confessoria o comunque contenere elementi di prova a carico dell'imputato lì dove, come nella specie, siano coerenti rispetto alla ricostruzione dei fatti”. Da qui il rigetto del ricorso e la condanna del ricorrente alle spese processuali.

Il personaggio

Filippo Niglia è attualmente al centro di altre vicende giudiziarie. Nel processo nato dall’operazione antimafia “Costa Pulita” è stato condannato dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia a 4 anni e 6 mesi di reclusione (è in corso l’appello). Si trova poi imputato anche nel maxiprocesso nato dall’operazione Maestrale-Carthago. In particolare Filippo Niglia – già in passato ritenuto legato a Nino e Antonio Accorinti con i quali avrebbe gestito gli interessi del clan nel settore della navigazione e imposto, in maniera monopolistica, il rifornimento di frutta e verdura nelle strutture turistiche della Costa degli dei – si sarebbe avvicinato ai Bonavita di Briatico e alla cosca Accorinti di Zungri, partecipando alla spartizione mafiosa dello sfruttamento delle spiagge e condizionando illecitamente il settore della coltivazione e commercializzazione della cipolla rossa di Tropea.
Nel luglio scorso la Cassazione ha confermato nei suoi confronti la misura di prevenzione reale sulle quote societarie e sul compendio aziendale della società di navigazione “Briatico Eolie srl” nonché sui terreni ubicati a Briatico, località Natalini.
Da ricordare, infine, che Filippo Niglia ha fatto parte del Consiglio comunale di Briatico sciolto nel 2003 per infiltrazioni mafiose (amministrazione guidata all’epoca dal sindaco Costantino Massara). Dell’amministrazione guidata da Massara, l’imprenditore Filippo Niglia è stato anche assessore al Turismo, allo Sport ed ai Rapporti con il pubblico. Filippo Niglia è inoltre il genero di Italo Greco di Briatico, pluripregiudicato per un triplice omicidio commesso a Capistrano negli anni ‘70, ucciso a sua volta con un fucile a canne mozze il 10 marzo del 1989 a Briatico. Niglia era quindi anche cognato di Nicola Greco (figlio di Italo), anche lui noto alle forze dell’ordine ed ucciso a Briatico il 7 aprile del 1996.