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16/08/2025 ore 08.15
Ambiente

«Per un mare pulito servono risposte serie e non droni», l'analisi dell'ambientalista che invoca più depuratori e interventi sulle reti fognarie

Secondo il tecnico ambientale Pino De Seta la balneabilità basata solo su parametri microbiologici «non garantisce la salubrità delle acque». L'attacco alla Regione e agli enti locali e le soluzioni proposte
di Redazione

L’estate per alcuni volge al termine, mentre per altri è solo al giro di boa e, come ogni anno, il dibattito sulla qualità delle acque marine e dei corsi d’acqua si riaccende anche in Calabria. Tra chi parla di inquinamento e chi esalta le sfumature caraibiche del nostro mare, l’ambientalista e tecnico ambientale Pino De Seta traccia un quadro critico e approfondito della situazione, puntando il dito contro le responsabilità di Enti locali e regionali. De Seta evidenzia come i soliti interrogativi – “Il mare è sporco? I depuratori funzionano? Di chi sono le responsabilità?” – restino spesso «senza risposte serie, mascherate da iniziative come l’utilizzo di droni regionali che sono serviti soltanto a mascherare il problema».

Secondo l’esperto, «la causa principale di questa mancata chiarezza risiede nell’analfabetismo ambientale e nell’arroganza politico-amministrativa». De Seta sottolinea che «la sola balneabilità, stabilita dal rispetto dei limiti di escherichia coli ed enterococchi intestinali, non è sufficiente a garantire la salute ecologica delle acque». L’Italia, ed in particolare le regioni Calabria, Sicilia e Campania, è infatti soggetta a «procedure d’infrazione da parte dell’Unione Europea, con multe annuali di 60 milioni di euro, per non aver rispettato le direttive comunitarie sulla tutela delle acque».

Responsabilità oggettive e soluzioni al problema

Le responsabilità, secondo De Seta, sono ben definite: «La Regione è colpevole della mancata attuazione delle normative europee e della mancata realizzazione di reti fognarie e depuratori efficienti in Calabria». Tuttavia, «anche i Comuni hanno le loro colpe, non destinando risorse sufficienti alla gestione degli impianti e affidando spesso la manutenzione a ditte non specializzate». A ciò si aggiunge la pratica di «concedere permessi a costruire e autorizzazioni allo scarico in zone sprovviste di un’adeguata rete fognaria e di depurazione, una situazione “paradossale” che crea problemi successivi». Per avviare un “percorso virtuoso”, De Seta propone una serie di azioni concrete e urgenti da parte della Regione:

De Seta conclude poi il suo intervento affermando che «un cambiamento radicale è necessario per affrontare una situazione che si è incancrenita negli anni per scelte irrazionali. Finché la tutela ambientale sarà vista come un ostacolo, sarà difficile assistere a cambiamenti concreti e positivi».