«Il mare verde non è solo un problema turistico ma il sintomo di un ecosistema malato: la politica in corsa per le Regionali assuma impegni»
Il fenomeno della massiccia fioritura algale è sempre più presente nel Golfo di Sant’Eufemia e non nasce d’estate ma è il frutto di comportamenti errati e abusi ambientali perpetrati tutto l’anno. Eppure le soluzioni ci sono
Gentile Direttore, scrivo non solo da imprenditore turistico, ahimè attivo nel settore da oltre 30 anni, ma anche da tecnico, da ingegnere che da anni studia e osserva la Piana e il Golfo di Sant’Eufemia.
Il nostro mare è malato!
Non è un’esagerazione: lo stato delle acque marine dimostra che l’ecosistema costiero vive una condizione di sofferenza cronica, che d’estate diventa visibile a tutti con la comparsa del cosiddetto “mare verde”.
Non solo un problema estetico
Molti pensano che l’acqua verde sia solo un problema d’immagine per il turismo. Non è così. L’eutrofizzazione è il segnale di un ecosistema in squilibrio: la proliferazione di alghe e fitoplancton sottrae ossigeno alle acque, altera gli habitat marini, riduce la biodiversità e può rilasciare tossine pericolose per la salute umana. Significa che non è in gioco solo il futuro del turismo balneare, ma anche la qualità della vita e della salute dei cittadini.
Un problema tutto l’anno
Il colore verde del mare compare soprattutto d’estate, quando le condizioni meteomarine (calma di vento, alte temperature, forte insolazione) favoriscono l’esplosione algale. Ma il problema non nasce allora: il carico di nitrati è presente tutto l’anno. L’inquinamento da fertilizzanti agricoli, reflui industriali e scarichi civili si accumula nella falda superficiale e nei canali di bonifica, pronto a manifestarsi appena le condizioni lo consentono.
Le cause sono note
- Agricoltura intensiva: fragole, cipolla rossa, agrumi e florovivaismo fanno largo uso di fertilizzanti azotati in un terreno sabbioso con falda a pochi metri. I nitrati non restano disponibili alle piante ma finiscono in falda e canali.
- Industria exSIR: gli impianti di trattamento reflui, privi di denitrificazione adeguata, convogliano scarichi nei canali che sfociano in mare.
- Abitazioni non collettate: fosse Imhoff e vasche a tenuta spesso scaricano indirettamente in falda.
Cosa fare: interventi strutturali
Serve un piano integrato che guardi al medio-lungo periodo:
- Agricoltura: fertirrigazione calibrata, riduzione dei surplus di azoto, rotazioni colturali, fasce vegetali di protezione lungo i canali.
- Industria: adeguamento obbligatorio degli impianti con linee di denitrificazione e controlli trasparenti.
- Civili e turistici: collettamento progressivo alle fognature o retrofit degli impianti esistenti con comparti anossici e postdenitrificazione.
- Governance: una task force permanente Regione–ARPACAL–Comuni–Procure con dati pubblici e accessibili.
Cosa fare subito: azioni tampone
Nell’attesa degli interventi strutturali, bisogna adottare misure tampone per salvare la stagione turistica e ridurre i danni:
- Sistemi di miscelazione e ricircolo delle acque costiere per limitare la stagnazione.
- Barriere filtranti vegetali nei canali per ridurre l’apporto diretto di nutrienti.
- Maggiori controlli e sanzioni sugli scarichi abusivi.
- Comunicazione trasparente: informare cittadini e turisti sugli interventi in corso.
La politica deve rispondere
Il 5 e 6 ottobre la Calabria eleggerà Presidente e Consiglio regionale. È il momento che i candidati spieghino chiaramente cosa intendono fare per l’ambiente e, in particolare, per il Golfo di Sant’Eufemia.
Non servono slogan generici, ma impegni concreti e verificabili su agricoltura sostenibile, depurazione, monitoraggi e risanamento del mare.
Il nostro mare è un bene comune, una risorsa strategica. Se lo perdiamo, lo perdiamo per sempre. Non possiamo più permetterci di aspettare.
*Ingegnere e imprenditore turistico
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