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Barriera frangiflutti a Pizzo, i cittadini si rivolgono alla Soprintendenza: «Mare “cancellato”, si poteva fare?»
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26/12/2025 ore 17.00
Ambiente

Barriera frangiflutti a Pizzo, i cittadini si rivolgono alla Soprintendenza: «Mare “cancellato”, si poteva fare?»

Un gruppo di residenti invia una richiesta formale all’autorità che tutela i beni archeologici, culturali e paesaggistici del territorio. Antonio Montesanti: «Non è una polemica, ma una domanda di trasparenza»

di Redazione

La barriera frangiflutti realizzata lungo il tratto di costa tra la Pizzapundi e la Seggiola di Pizzo continua ad alimentare il confronto pubblico. Proprio ieri, sulle pagine de IlVibonese, Pino Paolillo aveva affrontato la vicenda dal punto di vista ambientalistico, parlando di un’opera che, nel nome della sicurezza, rischia di compromettere in modo profondo la bellezza e l’equilibrio del paesaggio costiero.

Ora, accanto a quelle riflessioni, prende forma un’iniziativa civica: diversi cittadini, di Pizzo e non solo, hanno deciso di inviare una richiesta di informazioni alla Soprintendenza Bap Rc-Vv. A spiegarne le ragioni è Antonio Montesanti, appassionato di storia del territorio vibonese, intervenuto con un lungo post sui social.

Pizzo, dove sicurezza non fa rima con bellezza. E la spaventosa barriera frangiflutti è messa lì a proteggere il nulla

Montesanti: «I cittadini vogliono spiegazioni»

«Abbiamo inoltrato una richiesta di informazione su quanto accade lungo il tratto compreso tra la Pizzapundi e la Seggiola di Pizzo», ha scritto Montesanti.

«Quando su una costa storica si constata che i lavori in corso ne cambiano “i connotati”, la domanda che molti di noi si sono posti non è se l’opera sia utile, ma se sia compatibile con il paesaggio», si legge ancora nel post.

«Il paesaggio, infatti, non è solo uno sfondo naturale: è il risultato di secoli di equilibrio tra natura, storia e presenza umana. Nel caso di Pizzo, questo equilibrio è particolarmente delicato: una città compatta, arroccata, che da sempre dialoga visivamente e funzionalmente con il mare», osserva lo storico del territorio.

«Mare che questi lavori stanno cancellando per centinaia di metri, tanto che anche camminandovi a distanza non sarà più visibile l’orizzonte. Insomma, non è poco», sottolinea Montesanti nel suo intervento.

Da qui il richiamo al ruolo delle istituzioni preposte alla tutela. «Per questo la legge affida alla Soprintendenza un compito preciso: verificare, prima e durante i lavori, che ogni intervento rispetti l’identità del luogo, senza alterarne in modo irreversibile la percezione, la morfologia e i processi naturali», scrive.

«Chiedere informazioni dettagliate sul nullaosta paesaggistico non significa opporsi a priori ai lavori, ma capire se ciò che si sta realizzando corrisponde davvero a ciò che è stato autorizzato. È una domanda di trasparenza, non di polemica», chiarisce Montesanti.

Nel post emerge anche una preoccupazione di lungo periodo: «Opere rigide in mare o lungo la costa non producono effetti solo immediati: modificano le correnti, i fondali, l’erosione futura. E ciò che oggi sembra una protezione, domani può diventare un problema più grande», avverte.

«Ecco allora il senso della richiesta: fare un sopralluogo, verificare che il progetto approvato sia rispettato, che le autorizzazioni siano congruenti, che il paesaggio – riconosciuto dalla legge come bene pubblico primario – non venga compromesso senza una piena e consapevole valutazione», prosegue il testo.

Infine, Montesanti affida alla Soprintendenza una sorta di appello fiduciario: «Siamo sicuri che nella risposta la Soprintendenza dimostrerà di essere in grado di fare ciò per cui esiste: guardare oltre il cantiere di oggi, per tutelare il paesaggio di domani».

Lo stesso Montesanti conclude invitando chi lo desidera a unirsi all’iniziativa, contattandolo in privato tramite Messenger per sottoscrivere la richiesta già inviata.